Ma Peppi Peppi non lo sa che quando parla ride tutta la città. Perché gli si allunga quel nasino a scivolo: leggendarie sono ormai le fandonie di Giuseppi, il quale una ne promette e cento non ne mantiene, l’ultima è fresca come un uovo di giornata: 1. l’immaginifico Ponte-Sullo-Stretto, ventilato assicurato promesso da Conte – come spiega l’eurodeputato leghista, Vincenzo Sofo – non rientra fra i 557 progetti candidati a entrare nella proposta del governo italiano tramite recovery fund. Poi si riempie la bocca di sviluppo del Mezzogiorno. Le infrastrutture al Sud sono penose, le ferrovie restano a livelli da inizio Novecento: ma Giuseppi e i suoi Merry Pranksters fanno quasi 600 progetti per 600 miliardi, a fronte di potenziali finanziamenti europei per 209 miliardi, trascurando bellamente un piano di collegamento nord-sud che impiegherebbe circa 150 miliardi. Risultato: sprechi, impotenze, soldi che volan via come bolle di sapone, e il Meridione sempre inchiodato a se stesso. Conte! Oh Conte!
2. L’Europa, a proposito. “Mes no, recovery fund sicuramente sì”. Lo ricordate, a inizio lockdown? Poi è passato a “Mes vediamo”, “eventualmente Mes”, “valuteremo, vedremo, in caso decideremo”, fino a che nessuno ci ha capito più niente e oggi Giuseppi pare appeso al Mes preteso dal Pd che i soldi li fiuta più di un lagotto romagnolo i tartufi (nell’interesse del popolo, naturalmente). Conte! Oh Conte!
3. Sempre in orbita europea, Giuseppi, che vuol dire fiducia, aveva promesso fin dal primo mandato: “Risolveremo il problema degli sbarchi, non siamo più soli” giù a lodarsi e imbrodarsi sul risolutivo accordo di Malta. A suo modo ha mantenuto: gli sbarchi sono cresciuti del 600%, Lampedusa è ormai zona conquistata, il governo reperisce navi da crociera per i clandestini, stringe accordi con le peggiori ong sul mercato, la ministra riscaldata Lamorgese ha gettato la spugna, non c’è più niente da fare, è stato bello sognare: indietro non si torna, problema risolto. Conte! Oh Conte!
4. Altro giro, altra promessa: “Nessuno perderà il lavoro”: “Istat, effetto Covid sull’occupazione: meno 500 mila lavoratori”, titolavano i giornali il primo di settembre. Quelli in cerca di lavoro sono cresciuti di 50 mila disperati, i dipendenti a termine sono calati del 16,2%, gli indipendenti del 4,5%, pari a meno 239 mila, il tasso di disoccupazione sale al 9,7% (+ 0,5% da giugno, + 0,1 da luglio); i disoccupati salgono del 5,8% ( più 134mila), il tasso di disoccupazione giovanile si esalta sopra il 30%, per l’esattezza al 31,1% nella fascia dai 15 ai 24 anni. Anche le altre fasce salgono. Vuol dire che un giovane su tre non fa niente: gli altri due, presumibilmente, si arrabattano ai limiti della legalità o della decenza, non certo della sopravvivenza. Conte! Oh Conte!
5. Restando ai giovani, anzi ai giovanissimi, ovvero agli studenti, ecco un’altra mirabolante promessa di Giuseppi: “aule nuove alla ripresa scolastica di settembre”. È arrivato il 14 settembre, giorno della prima campanella, e le aule non ci sono, né nuove, né vecchie. In compenso se le sono inventate da: scuole, caserme, bordelli dismessi, chiese sconsacrate e anche in attività, e aspettiamo i luna-park, le galere e i conventi. Stendiamo poi un velo pietosissimo quanto a banchi, rotanti o meno, mascherine, gratis o no, e via discorrendo. Conte! Oh Conte!
6. Chi non ha di questi problemi, potendo contare sui prefabbricati, sono i terremotati di Marche e Umbria. Qui Giuseppi si è esaltato, spremendo promesse di sotto il casco giallo: “Non vi dimenticheremo, nessuno sarà lasciato indietro, il governo c’è, lo stato funziona”. Tra Marche e Umbria, senza trascurare Amatrice nel Lazio, ormai non ci fanno più caso. Non più, dopo l’esperienza di Paola De Micheli commissaria straordinaria. Talmente straordinaria che Conte le ha dato il ministero delle infrastrutture e trasporti, subappaltato ai Benetton. E le zone rosse ormai hanno finito pure la vergogna: abbandonate alla triste legge dell’entropia. Conte! Oh Conte!
Che facciamo, continuiamo? No, questi pochi cenni bastano e avanzano. Certo, l’antica arte del cacciar balle è un requisito necessario in politica, non esiste al mondo, in nessun tempo, un uomo delle istituzioni e dei partiti che non sia stato accusato di non mantenere ciò che aveva assicurato: è fisiologico, è inevitabile, è talmente scontato da avere originato un filone umoristico a base di vignette, di freddure, mirabile quanto mastodontico: a metterle tutte insieme, si ha una storia umana sconfinata e amaramente ridicola. E mica solo made in Italy, sia chiaro: “Tutti mentono”, dice dr House, e i politici mentono più di tutti, sotto qualsiasi cielo. Mentire, cioè la politica, è il mestiere più antico del mondo, anche più di quell’altro. Solo che est modus in rebus: la farloccheria di Giusy pallista fa impallidire quella dell’imbonitore di Verdone, quello “sempre teso al rinnovamento”.
Ma Peppi Peppi non lo sa, che quando parla piange tutta la città. Ogni città, da nord a sud, isole comprese. Provare per non credere.
Max Del Papa, 15 settembre 2020