L’attuale ministro dell’Istruzione, Fioramonti, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera (alla brava Gianna Fregonara) in cui critica le scelte del governo precedente per la scuola. Chi era il viceministro dell’Istruzione del governo precedente? Fioramonti.
Sembra una barzelletta e invece è la realtà. I ministri e i sottosegretari del governo Conte 2 sono fatti apposta per sostituire i carabinieri nelle barzellette. Naturalmente, con qualche eccezione, che non riguarda però il ministro dell’Istruzione. Lorenzo Fioramonti è un genio ma non lo sapevamo. Non aveva ancora giurato da ministro che già minacciava – sempre con un’intervista alla Fregonaraper il Corriere – le dimissioni se il governo non gli avesse dato tre miliardi da far piovere su università e scuola. Passano pochi giorni e si fa di nuovo vivo con un’intervista che entra di diritto in quelli che una volta si chiamavano annali della pubblica istruzione. Le sue dichiarazioni sono come quelle armi che per non cadere nelle mani del nemico si autodistruggono. Infatti, prima ha dichiarato: “Ai professori 100 euro in più al mese”. Quindi ha motivato: “Non credo che un aumento di stipendio come premio funzioni”. Sicuramente non funziona il discorso del ministro dell’Istruzione.
Il ministro, però, ha molte idee. Soprattutto sul metodo. E’ pur sempre un professore di filosofia e il Discorso sul metodo di Cartesio gli deve essere entrato bene in testa. Ha elencato una serie di metodi e modelli a cui ispirarsi: quello finlandese, il modello Montessori – ma forse voleva dire il metodo – don Milani, quindi la Reggio children e, poi, ha concluso: “Una scuola in cui i ragazzi vadano volentieri perché imparano divertendosi”. Il discorso cartesiano come gli sarà entrato dall’orecchio di destra così gli sarà uscito dall’orecchio di sinistra. Le idee non sono chiare e distinte e si confondono. L’Italia, patria della Montessori, è anche il paese dove le scuole Montessori si contano sulle dita di una sola mano. Don Milani presuppone don Milani e quanto al divertimento, beh, tocca sempre ricordare, soprattutto alle animelle belle di sinistra e dintorni, che Gramsci non si stancava mai di ripetere che lo studio è fatica e persino noia e se non è faticoso non è né studio né una cosa seria.