Società

Le battaglie gender fluid? Tutta manna per affari e capitalismo

Un’identità mostrata e fluida è proprio ciò che serve ai creatori di novità continue

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Le battaglie per il gender fluid, diciamo così per semplificare, tanto ci siamo capiti, sono più una rivendicazioni di diritti e di identità calpestate, contro ogni tipo di discriminazione, o più una moda e quindi un buon affare per chi sulle mode ci campa perché fa il suo mestiere (un tempo si sarebbe parlato di “bieco capitalismo”)? La seconda che hai detto, come diceva quel tale, a me sembra.

Chi meglio di un “fluido” consapevole, o ad esempio di un omosessuale, potrebbe decostruire, come diciamo noi filosofi, la prima retorica, su cui la sinistra globalizzata o à la Schlein sempre affida le sue magnifiche e progressive sorti? Ho perciò apprezzato e letto con piacere le considerazioni che Walter Siti ha fatto sull’inserto culturale de La Stampa di Torino (riprese da Dagospia) a margine di un libro appena uscito, e che da quel che si evince si butta a capofitto nella marea montante dello “spirito del tempo”, almeno in casa paraintellettuale o para… (fate voi).

Con efficaci e brevi tratti di penna, l’affermato scrittore ha portato la sua esperinza di “busone”, come egli dice, che “potendo vantare un certificato ufficiale dell’esercito di ‘personalità abnorme e deviante’, non ho sentito il bisogno di altri segnali di diversità. Questione di comodità, di aver altro da fare”. Rivolgendosi all’autore del libro, Siti si chiede “se abbia riflettuto su quanto si stia comodi a non dover pensare ogni momento a cosa indossare, o a come rendere evidente la propria fluidità”. Quella “comodità” che hanno i maschi standard e che invece i “fluidi”, in perenne sfoggio di attestati fisici di identità, da affermare e rivendicare, più non hanno.

Siamo sicuri che l’identità non sia ciò che si è e non ciò che si mostra di essere attraverso un interminabile e faticoso gioco della rappresentazione, alla Rosa Chemical per intenderci? E un’identità mostrata e fluida non è proprio ciò che serve ai creatori di novità continue che alimentano il nostro sistema fondato narcisismo di massa, anche quello di noi non fluidi? Il senso di frustrazione e mancanza, l’ansia della novità, che ci assale tutti non ha proprio in un mondo di “fluidi” alla ricera di una loro identità cangiante il suo correlativo oggettivo, per dirla sempre filosoficamente?

Il paradosso dei paradossi è che a questa profonda “alienazione” dei nostri tempi moderni, che fu ostracizzata dal Marx del “feticismo delle merci” e poi un secolo dopo dalla Scuola di Francoforte con la “dialettica dell’illuminismo”, oggi convergono proprio i rappresentanti della sinistra, i quali più non lottano per i veri deboli, che non conoscono, ma per chi è alla ricerca affannata di identità multiple. Sì, proprio quelle che servono al capitalismo per riprodursi e al potere in genere per assoggettare con più facilità. Va bene tutto, per carità, ma almeno esserne consapevoli!

Corrado Ocone, 8 aprile 2023