Esteri

Le bestie dell’Isis e il Ramadan a scuola

Putin ha una colossale emergenza: vede moltiplicarsi i fronti di guerra. Un po’ come l’Occidente

Putin Isis ramadan © mikkelwilliam tramite Canva.com

Nel mese del Ramadan le scuole italiane, lombarde sono zelanti e le famiglie e le dirigenze, più islamiche degli islamici, chiudono tutto all’unanimità come a Pioltello. Per “andare d’accordo”, per un malinteso spirito di inclusione completamente ignorante quanto a interlocutore, a dinamiche, sul piano della logica elementare. Difatti non basta e già a Cremona, in altro istituto, si pretende di imporre la dieta, il digiuno sacro, il blocco delle interrogazioni, di fatto la sospensione di ogni didattica siccome “gli alunni hanno poche energie”.

Di andare d’accordo a questo modo, può essere convinto qualche vescovo non all’altezza, qualche conduttore radiofonico imbecille. Nel mese del Ramadan in Russia una ecatombe che fa impallidire tutte le altre recenti, anche Charlie Hebdo, che si mette sul piano del 7 ottobre di Gaza, roba che apparentemente fa inorridire la stessa Hamas: non resta che il dolore, la costernazione, la disperazione senza secondi fini, a differenza di Hamas, per quella gente inutilmente trucidata; e quella gente, che si divertiva a un concerto, che si sorrideva, si baciava, quella gente, fuori da ogni bandiera, siamo noi. Chi adesso distingue, non ha un’anima, semplicemente.

Dell’anima di Putin è lecito a volte dubitare, ma lui non ha incertezze e incolpa Kiev , incolpa Zelensky, per ragioni tattiche talmente evidenti che non occorre illustrarle. Se ha ragione, se veramente gli stragisti vengono dall’Ucraina, nessun problema, si fa per dire. Se viceversa, e come i riscontri e le rivendicazioni dell’Isis sempre più sembrano dimostrare, la matrice è islamica, allora abbiamo tutti un problema, ma grosso come il mondo, non come una casa. Ce l’ha Putin, e ce l’ha l’Occidente inclusivo a suo danno. Perché a questo Occidente di struzzi toccherà prendere atto prima o poi che l’inclusione non serve con chi non si include a nessun costo e sparge sangue perfino nel cuore di un Paese, immenso, profondo, che all’inclusione preferisce l’annessione, l’inglobamento.

Ebbene, non funziona. Putin annuncia repressione dura e vendetta spietata: sa benissimo che la Russia non ha una società, è ancora ferma, socialmente, alle macerie del comunismo al modo dei terremoti italiani di cui restano le rovine tenute insieme dalle impalcature, dalle travi, anche dopo decenni. La società russa non esiste, esiste invece una koiné, un senso di appartenenza che discende dalla grande cultura europea, dalla tradizione europea dell’Otto e Novecento, ed è quella che Putin (sciaguratamente) pretende di estirpare affogandola nell’acqua sporca di un antioccidentalismo inquinato dal woke, dall’America, da quello che si pretende.

In situazioni del genere, la repressione può anche non riuscire, può rivelarsi non in grado di tenere insieme una società inesistente, che può restare compressa per anni, per decenni e poi sfaldarsi tutta insieme. Come è già accaduto, precisamente in Russia. Il capo del Cremlino sa benissimo anche altre cose. Sa che la popolazione islamica nel suo immenso Paese è già oggi prossima al trenta per cento e che tutte le stime demografiche la pronosticano in maggioranza dal 2050, sa che già oggi 7 repubbliche ex sovietiche su 21 sono di fatto islamiche, con tutto quello che ne consegue. Sa pure che da tutte le parti annesse, non solo la Cecenia, arrivano potenziali tagliagole decisi sia a fargliela pagare sia ad imporre un Califfato caucasico.

Putin si vuole porre come il tutore di una parte di islamismo, quello sciita, iraniano, e non a caso la solidarietà, bizzarra, incredibile, dopo l’eccidio gli è giunta da Hamas. Ma noi sappiamo che Putin sostiene in vari modi Hamas. Solo che l’Islam non è solo Hamas, è una galassia di fazioni spietate, un tutti contro tutti impossibile non si dica da sottomettere, ma anche solo da governare. A questo punto, Putin ha una colossale emergenza, almeno potenziale, sia di credibilità, sia di possibilità: vede moltiplicarsi i fronti di guerra e di pari passo il malcontento della gente. I servizi russi non sono stati all’altezza. La sfida nel cuore di Mosca ha un valore anche simbolico terribile.

Il presidente ostenta disprezzo e distanza dall’Occidente debole, imbelle, si pone quale unica alternativa, ma intanto si riscopre in pancia un terrorismo apocalittico che è lo stesso che flagella l’Europa: a fini di conquista, sia chiaro. Lo scrivevamo pochi giorni fa, senza poter prevedere l’orrore: il Belgio non c’è più, la Francia è per metà soggiogata e comunque le decisioni politiche non possono prescindere dalla componente islamica, Londra è “il posto migliore per un musulmano”, come dicono sempre più musulmani, che vivono e si regolano su tribunali speciali che rispondono esclusivamente alla loro legge: la Germania non sa difendere i suoi cittadini non meno dell’Italia, dove le mille Pioltello non si distinguono da Molenbeek.

Quando in Europa scannano un sacerdote di 85 anni, decapitano un professore, macellano una redazione, violano donne per strada, regolarmente tutti chiedono scusa. Le vittime chiedono scusa. Le vittime cercano al loro interno capri espiatori da odiare, da accusa di islamofobia. E agli islamici spietati tutto questo non basta, li convince che possono affondare ancora di più come in un burro rancido. Andare d’accordo? Includere? Chi? Questa è gente che non conosce neppure la parola e se mai la disprezza. Per missione ha la conquista totale, globale, con le buone o con le cattive. Dove le buone sono la sottomissione ad ogni livello, partendo dalle scuole, e le cattive, beh, sono quelle che si sono viste al Crocus City Hall di Mosca.

Questa è gente che non dà nessunissimo valore alla vita umana, neppure la propria. Neppure quella dei loro figli. Andarci d’accordo è un nonsenso ma di quelli indecenti, vergognosi, la si metta come si vuole. Oppure si può rimuovere tutto e fare come i logici da social: l’attentato è ucraino, però se anche fosse vero che è stata l’Isis, è ucraino lo stesso perché l’Isis è l’America sotto mentite spoglie e l’America istiga l’Ucraina. A posto, problema risolto. Se non lo è, basta fondare qualche lista della pace, che sicuramente sortirà i suoi effetti. Per chi la fonda.

Putin da parte sua sa perfettamente come trattare con un Occidente molle, con una Ue che, di fatto, non lo ha disturbato, lo ha agevolato in tutti i modi, al di là delle formulette della Baronessa sempre più traballante. Mentre non c’è modo di trattare con chi Occidente non è. Solo che ne frattempo in 143 sono morti invano, perché queste oltretutto sono morti invano, morti a perdere, morti da buttare. E un poco siamo morti anche noi con loro, per l’ennesima volta.

Max Del Papa, 24 marzo 2024

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