Non è un evento che capita spesso e si può anche comprendere una certa inesperienza. Ma la reazione di Elly Schlein alla vittoria del centrosinistra ai ballottaggi delle elezioni comunali è parsa esagerata anche dalle sue parti. Sì, perché dopo la sconfitta alle Europee e dopo aver perso in Regioni importanti come il Piemonte, alla prima tornata che sorride partono i caroselli e si stappa lo champagne. Le dichiarazioni muscolari, i guanti di sfida, le ironie: la segretaria dem ha fatto tutto ciò che non si deve fare, risultando stonata, per usare un eufemismo.
Andiamo per gradi. Dopo il 24 per cento registrato alle europee – a distanza comunque siderale da Fratelli d’Italia – e le dieci città capoluogo vinte al primo turno, la Schlein ha fatto partire grandi festeggiamenti al Nazareno per l’esito dei ballottaggi. Tutti e sei i capoluoghi di regione al voto sono a guida centrosinistra: strappati tre capoluoghi di regione alla destra – Perugia, Potenza e Vibo – e le grandi vittorie di Firenze e Bari. Da qui l’esultanza incontenibile della segretaria: “Abbiamo vinto in tutti e 6 i capoluoghi di regione, strappandone tre alla destra e con tre nuove sindache. Da Firenze a Bari, da Campobasso a Perugia, da Potenza a Cagliari. È irrevocabile. Le città hanno bocciato la destra che governa e mandato un messaggio chiaro a Giorgia Meloni: basta tagli alla sanità, basta coi salari bassi e no all’autonomia differenziata”. Ma di cosa stiamo parlando?
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Quindi se un fiorentino a Firenze preferisce la Funaro alla Smith la colpa è dell’autonomia differenziata? Oppure se a Cremona vince il candidato di centrosinistra c’è una correlazione con i presunti tagli alla sanità? Ovviamente si tratta di una sciocchezza, a testimonianza della scarsa frequentazione della Schlein con la vittoria. Basta tornare a poco più di un anno fa, al maggio del 2023, con la Caporetto del Pd alle amministrative. Nessun commento e nessun applauso alla destra, che secondo il teorema Schlein sarebbe stata premiata per i lavori dell’esecutivo. La verità è che i voti per i sindaci sono quasi sempre voti ai singoli candidati e la scelta del primo cittadino esula dalle sfide nazionali tra i partiti. E che le grandi città tendano a votare dem non è neppure una grande novità, motivo per cui spesso il Pd è definito partito della Ztl. Se “le città bocciano il governo”, questo non significa che il Paese nella sua interezza vada nella stessa direzione. Inoltre è possibile, se non addirittura logico, come accade, che l’elettore faccia due scelte differenti a livello di governo del Paese e di governo della città dove vive. Senza contare infine che Firenze, Bari e anche Perugia sono state storicamente amministrate dalla sinistra. Anche il capoluogo umbro, da sempre fortino rosso, al netto dei due mandati consecutivi del moderato Andrea Romizi.
Franco Lodige, 25 giugno 2024
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