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Le cooperative che creano schiavi

Cari amici, nei giorni scorsi vi ho raccontato alcune storie che dimostrano uno degli effetti perversi dell’immigrazione di massa: la introduzione della schiavitù dovuta a una offerta pazzesca di manodopera a prezzo stracciato. Braccianti e fattorini pagati una miseria per giornate di lavoro di 10-11 ore, senza alcuna tutela o garanzia; clandestini che pur di lavorare pagano il pizzo a chi cede loro le credenziali necessarie per fare le consegne a pagamento.

A schifo si aggiunge schifo, come racconta Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, edizione di Milano (scommettiamo che la notizia arriverà presto alle pagine nazionali). La procura di Milano ha convocato l’intera filiera della logistica per un’indagine per ora esplorativa. Si occupano di logistica le aziende che vi fanno arrivare a casa i pacchi e le merci acquistate su internet; più in generale chi trasporta merce da un luogo all’altro, anche in grandi quantità.

Bene, anzi malissimo. Alcuni grandi gruppi subappaltano le consegne a una rete di cooperative, una vera e propria nebulosa nella quale è facile perdersi. Il quadro disegnato dalla Procura è il seguente: alcune cooperative si avvalgono di manodopera a bassissimo costo. Il solito scenario: paghe ridicole, eccessive ore di lavoro, nessuno straordinario in busta paga, nessuna tutela. Non si specifica se la manodopera sia legale o illegale, se siano cioè italiani, immigrati regolari o immigrati irregolare.

Fatto sta che ormai non è difficile capire quale sia il motivo per il quale assistiamo a questa compressione dei salari e dei diritti: l’immigrazione irregolare trucca l’offerta di manodopera a vantaggio delle aziende che poi possono chiedere gli stessi sacrifici ai lavoratori in regola. È anche per questo che vogliamo i porti ben sigillati. Non vogliamo continuare ad assistere alla introduzione silenziosa della schiavitù.

Alessandro Gnocchi, 21 settembre 2019