Trump parla a Davos criticando l’allarmismo apocalittico di certi ambientalisti e vantando il clima economico positivo creato dalla sua amministrazione. Il giorno dopo, la BBC pubblica il fact checking al discorso di Trump. Forse è il caso di darci un’occhiata. Credo si capiscano due cose: a quale livello di faziosità siano arrivati i media mainstream nel nome della loro crociata anti-populista e come il fact checking, come era ovvio fin dall’inizio, sia spesso un’etichetta retorica per dare una parvenza di obiettività alle proprie opinioni.
Cominciamo con il primo punto analizzato dal fact checker. Il Presidente dichiara che “gli Stati Uniti sono tra i paesi con la miglior qualità dell’acqua e dell’aria”. Il fact checker conferma che sì, la qualità dell’aria negli Stati Uniti è considerata la 10ma al mondo. Idem per l’acqua. Ma solo dopo aver sottolineato e premesso che l’amministrazione Trump avrebbe allentato le leggi per la protezione dell’ambiente. È già questo fa un po’ cadere le braccia. L’affermazione di Trump è vera o no? Se è vera, come ammette lo stesso fact checker, perché intorbidire il tutto alludendo al fatto che sì, la qualità dell’aria sarà anche buona ma Trump non è un ambientalista?
Trump ha poi affermato che gli Stati Uniti sono nel mezzo di un boom economico e di aver creato sette milioni di posti di lavoro, il tutto ciò mentre gli “esperti avevano previsto decenni di bassa crescita e difficoltà economiche”. Il fact checker parte quindi a testa bassa con l’obiettivo evidente di smentire la narrativa del Presidente. La crescita del prodotto interno è stata tra il 2% e il 3% annuo con Trump. Attenzione però, avverte il fact checker, con Clinton aveva raggiunto il 4%. E una volta, sotto Obama, c’era stato un quadrimestre dove si era raggiunto il 5,5%. “Un picco mai toccato da Trump”, conclude, soddisfatto, il fact checker, dimenticando convenientemente di far notare tutti i quadrimestri dell’Obamanomics in cui l’economia ha fatto un bel -1% o peggio.
Per quanto riguarda i posti di lavoro, viene sottolineato che “Obama ne aveva aggiunti 7,8 milioni e che la crescita dell’occupazione negli Usa continua ininterrotta da 110 mesi. Trump quindi sta solo “continuando un trend”. Anche qui un’altra conveniente dimenticanza. Obama ha cominciato il suo mandato con la crisi subprime del 2008, la più grave crisi finanziaria dopo il crack del 1929 con la disoccupazione schizzata al 10%. Partendo da questo abisso, anche solo per semplice inerzia, l’economia non poteva che guadagnare posizioni anno dopo anno, con la disoccupazione scesa al 6%. Ma come come si può capire dalla legge dei rendimenti decrescenti, passare dal 10% al 6% di disoccupati (in 8 anni) è una cosa, scendere dal 6% al 3,5%, messo a segno da Trump, è obiettivamente un risultato eccezionale.
L’amministrazione Trump vanta il minor livello di disoccupazione negli ultimi 50 anni e l’incremento di posti di lavoro è ancora più rilevante nei riguardi dei non laureati (cioè della working class) e delle minorities, neri e ispanici (che “soffrirebbero terribilmente sotto Trump”, secondo alcuni giornalisti italiani). Tutti questi fatti non vengono menzionati nell’analisi fattuale del fact checker. In quanto all’ultima affermazione sulle previsioni negative degli esperti di economia, il fact checker ammette candidamente di “non sapere bene a quali esperti” si riferisca il presidente.
Viene il dubbio che sia vissuto in una grotta negli ultimi dieci anni. Perché, veramente, non è poi così difficile ricordare tutti i discorsi sulla “stagnazione secolare” e tutti i vari economisti illuminati, come Krugman o Stiglitz, pontificare su una nuova normalità, dove globalizzazione e l’automazione avrebbero prodotto bassi tassi di crescita e alta disoccupazione in tutte le economie avanzate. La crescita economia sotto Obama era stata decente, non certo travolgente, ma questo era il massimo di cui aspettarsi dopo la crisi del 2008.
Dopo la vittoria di Trump, questi stessi esperti avevano poi subito vaticinato il disastro economico e una borsa che non si sarebbe ripresa “mai più” (Krugman). Ora ci parlano invece di “continuazione del trend”. Ci fermiamo qui. C’è da chiedersi se i media mainstream sarebbero stati ugualmente critici e solerti se il Presidente in carica si fosse chiamato Hillary Clinton. Il giorno dopo, a Davos, ha parlato Greta Thunberg. Dalla BBC, guarda caso, nessun fact checking sul discorso dell’amabile Greta.
Stefano Varanelli, 26 gennaio 2020