Esiste il paese che ci raccontano. E poi c’è il paese reale. L’Italia dipinta ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del duecentoventicinquesimo anniversario del Tricolore, sembra essere il giardino dell’Eden, un luogo fatato in cui tutti vivono in armonia con il prossimo, che ha gestito benissimo la pandemia e in cui vi è grande speranza per il futuro.
Ora, capiamo il suo ruolo, la solennità dell’occasione e il resto, per carità, però arrivare a descrivere un Paese che non esiste, oltre a non rendere onore all’istituzione che rappresenta, contribuisce ad alimentare la sfiducia verso la politica, in particolar modo nei confronti della più alta carica dello Stato.
La “coesione sociale” che vede solo Mattarella
Ecco le sue parole: “Il calore con cui tanti concittadini, nei momenti più difficili, hanno esposto la bandiera alle finestre di casa e intonato il Canto degli Italiani, ha segnato la memoria collettiva del Paese e richiamato il valore fondamentale della solidarietà e della coesione sociale”.
Solidarietà? Coesione sociale? Ma di che Paese parla il capo dello Stato? Per caso di quello in cui non si perde occasione di ghettizzare e insultare chi non vuole vaccinarsi o chi è contrario al lasciapassare? Oppure di quel luogo dove tutti i giorni ci si vomita addosso odio sui social network perché si è pro o contro la narrazione mainstream? Fa ancor più specie sentire parole di questo genere proprio ripensando al periodo dei lockdown a cui fa riferimento Mattarella. Sì perché in quei mesi, dai tanto celebrati balconi dell’andrà tutto bene, tra una strofa e l’altra dell’inno di Mameli piovevano insulti e sputi nei confronti dei runner o di chi osava passeggiare con il cane. Non solo: la maggior parte degli italiani seguiva con trepidazione gli inseguimenti della polizia in diretta e batteva le mani alle forze dell’ordine che portavano via con la forza un bagnante solitario.
Altro che coesione sociale. Durante la pandemia politica e media hanno spaccato in due la società, alimentando odio e divisioni e creando tifoserie contrapposte che hanno finito per mettere da parte l’intelletto in favore del loro credo. E questo sta avvenendo ancora oggi in quella che è una vera e propria guerra civile morale. Il nostro non è pessimismo, non si tratta di guardare solamente il bicchiere mezzo vuoto, è un puro e semplice dato di realtà.
La gestione horror dell’epidemia
Ma sentiamo come ha proseguito Mattarella: “Tutte le istituzioni e le espressioni della società civile hanno saputo compiere la loro parte. La nostra bandiera ha accompagnato gli atleti protagonisti di una stagione di successi sportivi internazionali che ci ha reso orgogliosi di quanto hanno saputo testimoniare. Le loro vittorie sono l’immagine di un popolo tenace, che è impegnato verso l’avvenire e che, per la serietà offerta con la sua condotta, ha rappresentato un riferimento per l’intera comunità internazionale. Viva il Tricolore, viva la Repubblica”.
Un riferimento per l’intera comunità internazionale. Ah davvero? Il concetto sottinteso è ovviamente la brillante gestione della pandemia da parte del nostro Paese che ha colpito persino la cancelliera Merkel. Ma possiamo per favore smetterla una volta per tutte con queste frottole? L’Italia ha gestito e continua a gestire in maniera pessima la situazione in termini di risultati ed è seconda soltanto alla dittatura cinese per quanto riguarda la violazione di libertà costituzionali. Una Caporetto sotto tutti i punti di vista che solamente una classe dirigente come la nostra può arrivare a descrivere come la battaglia di Zama di romana memoria.