Oggi Dario Franceschini, che ormai dal Pd (Partito democratico) è passato al Pdc (Partito delle chiusure), twitta così sull’Italia zona rossa a Natale: “Intervenire oggi per salvare vite umane domani”. Eppure, quando il nostro Paese s’è inventato la tavolozza per modulare i divieti, Giuseppe Conte prometteva: “Facciamo sacrifici oggi per un Natale più sereno”.
Alla faccia del Natale sereno: direi, piuttosto, che il Natale l’hanno abolito. Pare di risentire Luigi Di Maio: un ministro, una contraddizione. Il 10 dicembre annunciava, come un padre padrone: “A Natale e Capodanno permettiamo ai cittadini di spostarsi tra i piccoli Comuni”. Grazie, maestà! Ma già tre giorni dopo, l’umore del sire era cambiato: “Se permettiamo spostamenti a Natale, portiamo il virus dai nonni”.
Ora, non voglio discutere delle restrizioni. Non so se per evitare la terza ondata sia meglio tapparsi in casa, chiudere i negozi e sperare che le imprese campino di elemosine di Stato. C’è una sola certezza: questo governo ha perso ogni credibilità per attuare qualsiasi misura. Non si può dar retta a quelli che ti promettono: chiudiamo così poi riapriamo e, invece, dopo chiudono ancora. Non si può dar retta a quelli che ti esortano: compra, che c’è il cashback, ma poi s’incazzano se vai in centro a fare shopping. Se c’è qualcuno da mettere in lockdown, cominciamo dal governo.
Nicola Porro 16 dicembre 2020