Luigi Bisignani è uno che di Chiesa se ne intende. Conosce le manovre dei cardinali che attendono di conoscere lo stato di salute di Papa Francesco. Conosce l’intento con cui Bergoglio ha “disegnato” il Vaticano di domani, nominando questo o quel cardinale, lasciando sedi storicamente cardinalizie senza porpora, immaginando un Conclave in cui chi dovrà votare il nuovo Santo Padre non si conosce a tal punto da poter formare correnti prestabilite.
“Ha disegnato la Chiesa della misericordia e dei poveri, a sua immagine e somiglianza, ma che però non riesce ad avere il peso di una volta”, racconta Bisignani a Quarta Repubblica. Bergoglio “è stato un Papa solitario, non ha avuto l’appoggio del grande apparato della Chiesa, molto divisivo. C’è chi dice che è stato amato più da chi è fuori dalla Chiesa che dai fedeli che praticano”.
La scelta dei cardinali nominati da Bergoglio ha molto fatto discutere tra le sacre mura. “Molti sono sconosciuti e presi dalle parti più incredibili del mondo”, continua Bisignani. “E poi la scelta di non fare cardinali in posti importantissimi: a Milano non c’è un cardinale, a Parigi non c’è un cardinale”. Ecco perché il prossimo Conclave sarà “molto particolare”, visto che tra loro i porporati “non si conoscono”. Quelli che saranno chiamati a votare sono 138. Tra i candidati ci sono Pietro Parolin, conservatore capace di tenere a bada l’esuberanza di Bergoglio. Poi il cardinale di Teheran. O l’incognita del Papa nero, con due possibili nomi tra cui quello di Robert Sarah (il successore della linea teologica di Ratzinger). E perché non il “cardinale elettricista”, Konrad Krajewski, che riallacciò la luce ad una casa occupata di Roma. Oppure Pierbattista Pizzaballa, italiano e incardinato a Gerusalemme. E poi il blocco americano, quello europeo e quello che guarda al resto del mondo.