Le minacce a Musk mostrano il volto illiberale dell’Ue

L’intimidazione di Bruxelles a poche ore dal dialogo in live su X: la mossa disperata di Breton

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musk commissione europea

Minaccia, intimidazione, avvertimento. Difficile definire con chiarezza l’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti di Elon Musk, ma nessuno dei tre termini citati è distante dalla realtà. Nel mirino di Bruxelles è finita l’intervista realizzata da mister Tesla a Donald Trump su X, il “suo” social network. Un evento organizzato da diverso tempo ma osteggiato da Bruxelles, che poco prima del confronto tra l’imprenditore e il candidato repubblicano alle presidenziali Usa di novembre ha sfoderato una lettera firmata dal commissario Ue al mercato interno, Thierry Breton. Il messaggio netto: no a fake news o presto sanzioni.

Rivolgendosi direttamente a Musk dopo aver citato la situazione in Gran Bretagna e l’intervista a Trump, Breton si è soffermato sugli obblighi di due diligence stabiliti nel Digital Services Act (DSA): “In quanto entità individuale che controlla in ultima analisi una piattaforma con oltre 300 milioni di utenti in tutto il mondo, di cui un terzo nell’UE, che è stata designata come piattaforma online molto grande, hai l’obbligo legale di garantire la conformità di X con il diritto dell’Ue e in particolare con il DSA nell’Ue”. Da qui la richiesta di garantire tempestivamente l’efficacia dei sistemi e di segnalare le misure adottate. Con tanto di minaccia: Breton ha sottolineato che non esiterà a sfruttare gli strumenti a disposizione, anche adottando misure provvisorie, in caso di danno grave ai cittadini europei.

La parte più sorprendente è quando Breton parla di libertà di espressione e di informazione, nonché di pluralismo dei media. Il commissario Ue ha evidenziato di pretendere che queste libertà siano effettivamente tutelate ma anche che siano messe in atto tutte le misure di mitigazione proporzionate ed efficaci per quanto riguarda l’amplificazione dei contenuti dannosi in relazione ad eventi rilevanti. Riflettori accesi sul rischio di “generare effetti dannosi sul discorso civico e sulla sicurezza pubblica”. In altri termini, X deve tenere a bada i contenuti che promuovono l’odio, il disordine, l’incitamento alla violenza o determinati esempi di disinformazione, problematica legata a tutti i social e non solo a X. Ma l’ex Twitter ha un difetto: essere di proprietà di Musk.

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Breton ha aggiunto che gli obblighi DSA si applicano senza eccezioni o discriminazioni alla moderazione dell’insieme della comunità di utenti e contenuti di X, ricordando che sono già in corso procedimenti formali contro X ai sensi del DSA, in particolare in ambiti legati alla diffusione di contenuti illegali e all’efficacia delle misure adottate per combattere la disinformazione. Insomma, o ti adegui o pioveranno sanzioni. Un’intimidazione senza precedenti. L’ad di X, Linda Yaccarino, ha parlato seccamente  di un tentativo senza precedenti di estendere una legge destinata ad applicarsi in Europa alle attività politiche negli Stati Uniti. Impossibile darle torto. Ma non solo. La Yaccarino ha aggiunto che l’Ue”tratta con condiscendenza i cittadini europei, suggerendo che sono incapaci di ascoltare una conversazione e trarre le proprie conclusioni”. Ma il meglio deve ancora venire.

Tutt’altro che impaurito dalla missiva di Breton, Musk ha scelto la via del meme per replicare. Citando il tweet del commissario Ue, mister X ha scelto una frase tratta dal film Tropic Thunder: “Fott***i”. E, come se non bastasse, nella didascalia ha aggiunto: “A dire il vero, avrei davvero voluto rispondere con questo meme di Tropic Thunder, ma NON farei MAI qualcosa di così maleducato e irresponsabile!”. Bruxelles colpita e affondata: Musk non si lascia intimidire.

 

Franco Lodige, 13 agosto 2024

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