La settimana che si è appena conclusa ha decretato l’inizio della corsa al Quirinale. Chi succederà a Sergio Mattarella? Sempre se quest’ultimo alla fine non decida di eguagliare il primato di Giorgio Napolitano, che nel 2013 fu “costretto” alla rielezione a causa dell’impasse dei partiti e a continuare a regnare per un altro e mezzo. Ma tant’è. Giovedì mattina nel salone Garibaldi del Senato non c’era parlamentare che non discettava dell’alto Colle.
Peones come l’azzurro Luigi Vitali scommettono sul bis del palermitano: «Draghi non può abbandonare il governo proprio adesso che si dovrà attuare il Recovery plan. Dunque si va verso la rielezione di Mattarella. Almeno per un anno». Che a quel punto potrebbe restare al Colle fino alla conclusione della legislatura per poi lasciare la corona quirinalizia all’ex governatore della Bce. Anche se amici di vecchia data di Mattarella confidano: «Se Sergio decidesse di restare, cosa che a oggi esclude, resterebbe per tutto il settenato». E poi i veterani del Parlamento, come Pierferdinando Casini, che preferiscono restare in silenzio nel solco della tradizione democristiana.
Matteo Salvini vuole essere il playmaker, convinto che questa volta il centrodestra potrebbe finalmente eleggere un capo dello Stato di centrodestra. «Chi, però?», si domanda un berlusconiano di peso che siede al tavolo delle trattative. Silvio Berlusconi? Gianni Letta? Carlo Nordio? Franco Frattini? Silenzio. Matteo Renzi, campione delle dinamiche del Palazzo, si è già riposizionato e gioca fare il centrino del centrodestra. Il tutto in chiave Quirinale. L’ultima volta fu il leader di Italia viva a tirare fuori dal cilindro il nome di Sergio Mattarella, all’epoca membro della Corte Costituzionale, una presa di posizione che innescò la rottura del patto del Nazareno.
E allora la domanda sorge spontanea: quale sarà la prossima mossa del cavallo di Renzi? In tanti sussurrano che “Matteo” starebbe lavorando a una soluzione che possa tenere insieme il centrodestra e il centrosinistra. Quale? Bocche cucite. Perché chi entra papa potrebbe uscire cardinale. E in tutto questo che ne sarà di Mario Draghi? L’ex governatore della Bce non prende nemmeno in considerazione il dossier Quirinale.