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Focus Energia - Seconda parte

Le rinnovabili? Più lavoro per i giovani e nuove professioni

Vincere la sfida della transizione energetica significa non solo abbattere le emissioni grazie a fonti pulite rendere l’Italia indipendente dagli approvvigionamenti esteri, ma imprimere nuovo slancio all’economia e all’occupazione: si stima che la rivoluzione green creerà 470.000 nuovi posti di lavoro tra industria energetica e indotto. Insomma, un’occasione da non lasciarsi sfuggire, considerando il tasso di disoccupazione: l’8% a febbraio e il 22,4% raggiunto tra i giovani. Dopo aver affrontato le positive ricadute sul Pil e sull’ambiente, proseguiamo quindi la guida alle rinnovabili, analizzando quali sono le professionalità che mancano per mettere a terra i cantieri e quali nuove specializzazioni stanno nascendo. Ad accompagnarci nell’analisi è sempre il Gruppo Enel, big dell’energia verde e della mobilità sostenibile, che ha oltre 30mila dipendenti in Italia e conta di assumere altre 4mila persone entro il 2026 per accelerare la transizione.

 

La distanza tra domanda e offerta

Le imprese sono tornate ad assumere (1,2 milioni quelle attese nel trimestre febbraio-aprile per una crescita del 17,1% secondo Unioncamere e Anpal) e hanno ormai superato i livelli del pre-Covid (+15,6%). Ampio rimane tuttavia il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro; quindi, tra le competenze cercate dalle aziende e le effettive capacità di chi dovrebbe andare a ricoprire determinate mansioni. Anzi il mismatch si sta allargando: riguarda ormai il 46,2% dei profili ricercati, circa 6 punti percentuali in più di un anno fa. In particolare, si stima siano 178mila i profili che le aziende del settore faticano a reperire: dal dirigente alloperaio specializzato, dal tecnico al conduttore di impianti. La ragione è molto spesso la mancanza di candidati, seguita dallinadeguatezza della preparazione; tanto che occorrono in media più di 4 mesi per individuare il curriculum adatto e procedere con l’inserimento in organico.

 

 

Alcuni allievi del programma formativo Energie per Crescere promosso da Enel
Alcuni allievi del programma formativo “Energie per Crescere” promosso da Enel

Ecco cosa sono i green jobs

La transizione energetica necessita di specifiche figure professionali. Si tratta di tutte quelle mansioni che lInternational Labour Organization ha definito “green jobs” perché accomunate dal fatto di contribuire a preservare o restaurare lambiente” sia in settori tradizionali (come il manifatturiero e le costruzioni) sia in quelli nuovi come le energie rinnovabili e lefficientamento energetico. Occorrono infatti operai, tecnici specializzati, ma anche figure manageriali, capaci di valorizzare risorse e progetti improntati alla sostenibilità e alla tutela dellambiente; un bagaglio di conoscenze e competenze in cui il know-how digitale rappresenta un elemento imprescindibile e che non può fare a meno di interfacciarsi con una formazione economica e giuridica. Da qui una grande occasione di impiego per i giovani italiani.

 

Formare 2mila nuovi professionisti

Grazie alla transizione energetica e alla decarbonizzazione il settore elettrico e la sua filiera creeranno 540.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, con un deciso salto dimensionale rispetto ai 120mila attuali. A stimarlo è uno studio di Enel Foundation, realizzato con Althesys ed Elettricità Futura. Ci sarà presto bisogno, in primo luogo, di manodopera e di altri professionisti in grado di realizzare i progetti. Ecco perché poco più di un anno fa Enel ha lanciato il programma formativo Energie per Crescere: il primo obiettivo è stato formare 5.500 tecnici della rete elettrica del futuro – come tirafili, giuntista cavi o montatore di cabine secondarie – il secondo step è ora formare entro i prossimi due anni più di 2mila nuovi professionisti della transizione energetica, da occupare nelle imprese fornitrici di Enel Green Power: il loro compito sarà  collaborare alla realizzazione in tutta Italia di nuovi impianti fotovoltaici, eolici e di accumulo di energia.

 

impianti fotovoltaici

 

Il pregiudizio “non nel mio cortile”

La rivoluzione richiede però un cambio di passo perché la transizione oggi paga degli iter burocratici che spesso procedono a passo di lumaca rispetto a quanto accade nel resto d’Europa: i tempi autorizzativi possono arrivare fino a 7 anni anche perché a volte, ottenuto l’ok dei ministeri competenti, tutto si incaglia a livello comunale o delle sovrintendenze in nome dei vincoli paesaggistici. A incidere sono inoltre alcune barriere culturali, riassumibili nel pregiudizio Not In My Backyard (Nimby): insomma tutti a parole vogliono il green, ma pochi accettano di buon grado che l’impianto sia realizzato vicino a dove vivono o trascorrono le vacanze. A pesare sono anche alcuni falsi miti come quello che gli impianti rinnovabili non potrebbe integrarsi con le attività agricole : idea, questa, smentita sul campo, a Tarquinia, in provincia di Viterbo, Enel Green Power ha infatti avviato il cantiere per il parco solare più grande in Italia che al contempo sarà anche il più grande impianto agrivoltaico a livello nazionale. Con una capacità di circa 170 MW completamente rinnovabile, il parco solare integrerà le attività agricole in loco. Con questo progetto, Enel Green Power persegue l’obbiettivo di evitare l’emissione in atmosfera di circa 130.000 tonnellate di CO2 ogni anno ed evitare il consumo di 26 milioni di metri cubi di gas ogni anno, sostituendoli con energia rinnovabile a livello locale e fornendo energia sostenibile a circa 111.000 famiglie. Una grande iniziativa che segna un passo significativo in termini di dimensioni e capacità produttive.

 

Qui il link alla prima parte:  Nelle rinnovabili il tesoro per rilanciare il Pil e abbattere le emissioni

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