L’amore e il cinismo. O l’amore per il cinismo. Quel che resta delle Sardine va in onda da Maria de Filippi in quella che in fondo è la loro collocazione naturale: “Amici“, programma per narcisetti più speranzosi che talentati, per la serie: se mi dice giusta, mi sistemo per la vita o almeno per qualche stagione. Come una lunga rincorsa, durata tre mesi, che arriva all’epilogo: cronaca di una sorte annunciata.
Sono tre, sono giovani e storti, e sono smorti: tutti truccati, in tutti i sensi, portano in scena la fiera della vanità, del luogocomunista, dell’ipocrisia sciacalletta, eccoli lì gli alternativi contro i poteri forti: Benetton e Toscani, De Filippi e Mediaset, Bonaccini, Zingaretti, Prodi e Pd col resto di Soros. Per questi fanciulli fasulli hanno cantato, ricordiamolo ancora, i vari Manuel Agnelli, Vasco Brondi, Subsonica, Marracash, Marlene Kuntz, Casa del Vento, Jimmy & Scots Folk Band, JoyCut, gli Skiantos, Bandabardò, Modena City Ramblers, ugole di regime; e ancora, Il Terzo Segreto di Satira, Patrizio Roversi e Fabrizio Barca, il vignettista Makkox, Moni Ovadia e Sandro Ruotolo, il meglio dell’antagonismo petulante e prepotente, ma griffato, fighetto e in salsa piddina. Che rivoluzionari! E per far che?
La missione celebrità, cucinata chez Maria, conferma alcune tendenze conclamate: primo, l’attitudine al monologo. Ne avevamo avuto un’orgia a Sanremo, si continua qui con le predicuzze petalose, a patto che chi sale sul pulpito, sia, qui come all’Ariston, rigorosamente privo di titolo: nessuna autorevolezza, zero curriculum, non l’ombra di una cultura, infime tracce di preparazione. Sono mestieranti in boccio, apprendisti politicanti, li ascolti e tireresti una scarpa al video per la disperazione. L’amore e il cinismo, l’amore per il cinismo: non esitano ad usare, nel modo più spregiudicato e dunque vergognoso, l’Olocausto, Anna Frank (sottinteso: deportata da Salvini, almeno in potenza), Aylan, il piccolino scaricato a riva da una atroce risacca che ha straziato il mondo ma che questi non si fanno scrupolo di riesumare per le loro ambizioni mediocrissime, per quel carrierismo straccione e imbarazzante.
Non può mancare Greta, delirante Madonnina infilzata dell’ambientalismo radicale, cioè neocomunista, cioè bugiardissimo, cioè affarista, e Greta insieme all’onnipresente orso bianco minacciato dal cambiamento climatico, così onnipresente da smentire qualsiasi insidia climatica, è l’anello esistente tra Liliana Segre (venerata? O, sotto sotto, disprezzata, stanti certe frequentazioni sardinesche di stampo ultra-palestinese?) e il migrantismo onirico. Così, come sempre, per slogan, frasi fatte, stupidari tardoadolescenziali, icone sempre quelle e scomodate ad minchiam (lasciatelo riposare, ‘sto Martin Luter King, somari cerchiati e bistrati!), fregola mediatica, vanitas vanitatum et omnia stupiditas.
Tre monologhi a ciglia pittate contro razzismo, omofobia, diversofobia, ma che, in controluce, si traducono in uno ed un solo senso, todo modo: Salvini fa schifo, voi che non siete come noi fate schifo. Come loro, che sanno meno di niente e se ne vantano. Che sono già corrosi di compromessi, e non lo nascondono. Che puntano all’elitarismo leninista, con tanto di purghe, politburi, faide, e lo rivendicano. Che sbandierano un acume mediocre ma condito dalla tipica scaltrezza del demagogo svergognato: “Superiamo la paura perché la bellezza è sempre a portata di mano”. Che cialtronaggine, questo lanciatore di frisbee. Diffidate sempre di chi sbandiera la Bellezza pret a porter: non sa un cazzo, non cita Dostoevskji e tanto meno il kalos kagathos greco: cita lo specchio di una pozzanghera in cui scorge se stesso e se ne vanta.
Chiaro che poi i giornali del neoconformismo autoritario come Repubblica li esaltino: ma a loro volta questi fogli populisti si arrampicano sugli specchi con le dita intinte nell’olio. E lo sanno. Assai più ficcante, più precisa una critica da Twitter, per altro dal sen di sardine uscita: “Pietosa retorica senza realtà, che purtroppo è un po’ diversa”. Ma è proprio questa, che i tre scappati dalla mediocrità vogliono evitare. La realtà. Disposti a tutto, senza eccezioni, senza scrupoli, senza limiti, per scamparla.
La vita è bella, è Bellezza se ce la fai. Tre su seimila ce la fanno ma il movimento sardinista è estinto, la lapide l’ha eretta Maria, l’operazione antipatia è perfetta. Se, tre mesi fa, qualcuno avesse scritto che le sedicenti, impegnate, consapevoli, socialisteggianti sardine si sarebbero spiaggiate ad una sorta di talent del “maledetto” Berlusconi, nessuno ci avrebbe creduto. Qualcuno lo scrisse, e ne fu odiato in fama di provocatore, di squilibrato. Col senno del poi, chi erano i lunatici o, per esser più precisi, i coglioni?
Max Del Papa, 2 marzo 2020