Cronaca

Le smorfie di Meloni per Bella Ciao (e l’affondo alla Cgil)

L’intervento del premier al congresso della Cgil “interrotto” dalla minoranza del sindacato

Maurizio Landini invita Giorgia Meloni a salire sul palco. Lei si alza dalla sedia, s’incammina e dal fondo della platea risuonano alcune grida e qualche borbottio. Sono i contestatori, il gruppo di minoranza della Cgil, che già dalle prime ore del mattino stava realizzando un picchetto per dare il “benvenuto” – si fa per dire – al presidente del Consiglio italiano. Hanno deciso di lasciare la sala e nel farlo intonano Bella Ciao.

Per approfondire

Il canto dei partigiani, intonato da molti ma non tutti, ha impedito alla Meloni di iniziare subito a parlare. Non ha voluto fermarli. E nell’attesa che finissero il loro show si è solo lasciata andare a qualche ironica espressione del volto che lascia ben poco all’immaginazione. Poi, concluso il canto, l’affondo: “Ringrazio il segretario generale Maurizio Landini, tutta la Cgil e anche chi mi contesta. In alcuni casi anche con degli slogan efficaci: ‘Pensati sgradita’. Anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”. E ancora: “Il mio è un percorso di ascolto e intendo portarlo avanti. Questo vostro congresso è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente un governo. Detto ciò, questa mia presenza ha fatto discutere. Ho letto alcune ricostruzioni che mi hanno divertito secondo cui dopo aver confermato la mia presenza l’avrei messa in dubbio per il timore di essere contestata. Ma io sono 30 anni che vengo fischiata: sono cavaliere al merito”.

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