L’altra mattina, nel corso di Omnibus, condotto su La7 da Andrea Pennacchioli, abbiamo scoperto con grande sorpresa che Gaetano Pedullà, parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle, è il gemello “cattivo” di un suo omonimo, evidentemente scomparso dai radar da molto tempo.
Cattivo politicamente, per intenderci, visto che in un acceso dibattito con Giovanni Sallusti, in merito alle imminenti elezioni anticipate della Liguria, ha espresso a colpi di mitraglia una quantità inverosimile di propaganda denigratoria nei confronti non solo della amministrazione regionale uscente (caduta per le note vicende giudiziarie), ma anche nei riguardi dei risultati ottenuti dal governo Meloni, dipinto da questo impareggiabile propagandista come una sorta di ottava piaga d’Egitto.
Per quanto riguarda invece la situazione ligure, l’ex direttore e fondatore de La Notizia, – quotidiano che aveva trasformato nella Pravda dei grillini – ha espresso un quadro devastante, paragonando la situazione degli ospedali al livello del terzo mondo, dando ad intendere che consentendo al 7° cavalleggeri del campo largo, di cui egli in questo caso – da contiano di ferro – è un entusiasta supporter, di tornare nella stanza dei bottoni, la Liguria si trasformerebbe in un giardino fiorito.
D’altro canto, essendo stato un grande estimatore e sostenitore di tutte le orrende misure liberticide imposte dal governo del suo leader Conte durante la pandemia, e dopo aver esaltato in ogni suo intervento pubblico le sorti certe e progressive del reddito di cittadinanza e del bonus edilizio 110% – un combinato disposto di scemenze che ancora oggi paralizza la capacità fiscale dell’esecutivo -, non ci si può aspettare qualcosa di diverso da un tale personaggio.
Un personaggio che non sembra avere nulla a che spartire con il suo gemello “buono”; ovvero quel brillante Gaetano Pedullà che durante il periodo universitario militò nelle file del Movimento giovanile della Democrazia cristiana e che, dopo una ottima carriera giornalistica in alcune testate di cultura moderata, nel biennio 2006/2007 divenne direttore de Il Tempo, quotidiano notoriamente lontanissimo dalle posizioni radicali e forcaiole che il suo gemello porta avanti da quando ha scoperto la sua grande e genuina fede per il M5S.
Tant’è che il Gaetano Pedullà scomparso dalla scena nel 2012 pubblicò un libro in cui intervista l’ex segretario del Partito liberale, Renato Altissimo, dal titolo chiaramente esemplificativo: L’inganno di Tangentopoli. Dialogo sull’Italia a vent’anni da Mani Pulite. E considerando che Giuliano Ferrara ne scrisse la prefazione, non c’è bisogno di leggerlo per comprendere quanto lontano fosse l’autore dalla linea manettara del suo gemello.
D’altro canto se, come disse il poeta inglese James Russell Lowell, “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”, chi riesce anche a modificare completamente il proprio orientamento culturale e politico con questa disinvoltura deve essere veramente un gran genio, sicuramente piuttosto incompreso.
Claudio Romiti, 28 ottobre 2024
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