Magistratura Democratica si sta preparando a una possibile battaglia legale contro l’accordo sui migranti firmato da Giorgia Meloni e dal primo ministro albanese Edi Rama. I magistrati sono pronti ad esprimere il loro dissenso, come accaduto in passato con il decreto Cutro, mettendosi di traverso sull’applicazione del protocollo. Questo potrebbe portare a una serie di ricorsi legali che potrebbero minare l’intero accordo.
Vari giudici, tra cui Silvia Albano, membro dell’Anm e di Magistratura Democratica (Md), hanno già manifestato la loro opposizione all’accordo tra Roma e Tirana, considerandolo “giuridicamente inattuabile”, illegittimo, e in contrasto con la legislazione nazionale e internazionale. Questo clima di tensione e stato recentemente ulteriormente enfatizzato da un incontro a Napoli della corrente di sinistra della magistratura, come documentato da Quarta Repubblica (guarda qui il video).
Gloria Senseverino, uno dei partecipanti all’evento, ha dichiarato: “Non voglio parlare di Guantanamo, ma di un fenomeno incontrollabile per le garanzie e la dignità umana”. Questo è solo un esempio delle forti opinioni espresse in quell’incontro. Giuseppe Salmé, per esempio, ha sottolineato che “i rifugiati non sono merce da stoccare dove si vuole. Sono persone che hanno i loro diritti. E possono accettare di essere ospitati in un Paese diverso da quello italiano solo se hanno dei legami affettivi”.
Infine, Letizio Magliaro ha risposto a una domanda su un possibile “caso Apostolico“. A chi gli chiedeva se si prevede che i giudici disapplicheranno il protocollo, ha risposto: “Se rimarrà questa normativa, immagino inevitabilmente di sì”.
Le opposizioni al protocollo migratorio erano tutto sommato attese. Ma il vero test per il governo non verrà dalle opposizioni in Parlamento, quanto dai tribunali. L’accordo con l’Albania, se contestato come preannunciato, potrebbe creare una situazione di stallo legale che potrebbe mettere in crisi l’intero provvedimento.