Esteri

Guerra in Medio Oriente

Le tre cose non dette da Nasrallah, il leader che vive interrato

Ha sostenuto Hamas ma senza portare il Libano in guerra. E sui social palestinesi scoppia l’ira: “Il porco…”

Nasrallah discorso

C’era molta attesa per il discorso che Hassan Nasrallah, o più correttamente Hasan Nasr Allah, doveva tenere nel pomeriggio del 3 novembre 2023. L’attesa era talmente febbrile da costringere il Capo di Stato Maggiore del nord Israele a dare l’ordine di massima allerta alle truppe dislocate lungo il confine con il Libano e con la Siria dalle 14:30 a nuovo ordine.

Si vis pacem, para bellum.

Mentre l’esercito israeliano si preparava a ogni evenienza, nel quartiere Dahieh di Beirut, roccaforte dell’organizzazione islamista, si radunavano davanti ai maxischermi centinaia di migliaia di persone di ogni età e ceto sociale. Con una prevalenza di giovani e di molto giovani.

Sì, avete letto bene, nonostante la piazza o le piazze fossero piene di gente per ascoltare le parole del leader Maximo in salsa iraniana, sembravano la fotocopia delle piazze durante il discorso di Hitler al Lustgarten di Berlino per la Festa del Lavoro o del momento in cui a Roma Mussolini annunciò la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna.

Hassan Nasrallah, o più correttamente Hasan Nasr Allah, ha parlato comodamente seduto dal suo salotto al terzo o quarto piano interrato di una località sconosciuta a tutti tranne che al Mossad, nel quale rimane interrato ormai da molti anni. Al contrario di noi poveri mortali che viviamo all’aperto e veniamo sepolti da morti probabilmente quando Nasrallah morirà porteranno il suo cadavere all’esterno per fargli prendere un po’ d’aria fresca.
In fondo se lo merita.

Almeno Adolfo, Benito e Fidel quando parlavano alle piazze festanti ci mettevano la faccia. Facevano vedere al popolo di essere soggetti vivi e non semplici ologrammi a colori in diretta sulla televisione Al Manar. Potere delle immagini e della rete.

Tornando al discorso del leader, dopo averlo ripulito dalla retorica, dalle minacce, dal primo, dal secondo e anche dal contorno, rimangono poche cose e, francamente, anche insignificanti.

Ha ribadito il suo pieno sostegno alla causa palestinese, si sapeva, ha detto che l’azione terroristica del 7 ottobre contro i civili israeliani è stata opera della sola Hamas e che lui non ne era stato informato. Considerando che l’attacco di Hamas ha avuto la regia iraniana e che Hetzbollah non fa nulla senza l’Iran e viceversa, questa, fra tutte le balle che ha sparato, è stata agli occhi degli osservatori e degli analisti quella più grossa.

Diciamo che sotto certi aspetti era una frottola a fin di bene perché chiamandosi fuori dalle responsabilità e mantenendo un basso profilo operativo al confine di Israele, Hassan Nasrallah prova a salvare il Libano del sud da un destino simile a quello che Hamas ha voluto per la Striscia di Gaza.

La mossa non è sicuramente piaciuta ad Hamas e avrà forse irritato l’Iran, ma in guerra come nello sport è più facile scendere dal carro del perdente che salire su quello del vincitore.

Il suo “Siamo con i palestinesi, ma vogliamo la pace in Libano” stride in qualche modo con la richiesta di sangue palestinese che Isma’il Haniyeh, il capo dell’ufficio politico di Hamas, ha chiesto al popolo di Gaza dalla sua comodissima suite di un albergo a cinque stelle in Qatar.

Almeno Osama Bin Laden si rifugiava nelle grotte e quando gli americani lo sorpresero si trovava in una casa di mattoni sperduta nel nulla.

Non ci sono più i rivoluzionari di una volta.

Tornando al pomposo discorso in diretta dalla catacomba del Segretario Generale dell’organizzazione terroristica Hezbollah Hassan Nasrallah, le parti più importanti sono quelle non dette:

  • Non ha dichiarato guerra a Israele.
  • Dice che l’organizzazione è già in battaglia dall’8/10 perché tiene impegnate forze israeliane che altrimenti sarebbero a Gaza e che una sessantina dei suoi uomini migliori sono caduti combattendo contro l’entità sionista.
  • Lui, e molti altri come lui, soffrono sicuramente di allergia alla parola Israele.

Pare che il messaggio passato in questo discorso abbia giovato allo Stato Ebraico perché leggendo sui social media palestinesi che non sono ancora stati oscurati, si ha la netta sensazione che i palestinesi si sentano abbandonati. Uno degli esempi che ho letto diceva: “Il porco non ha dichiarato guerra, e ci ha detto che dobbiamo tenere duro che lui e tutto il Libano fanno il tifo per noi…”, con una serie di insulti che non si possono scrivere in un articolo di giornale o che non hanno una traduzione diretta in italiano.

Israeliani a Jabalia nei covi di Hamas

Passando alle cose serie, la notizia più importante è che dopo la presa della zona di Jabaliya a Gaza da parte delle truppe di terra dell’esercito israeliano, sono stati trovati nei bunker sotterranei gli ordini di operazione, mappe e mezzi di comunicazione. Ulteriore prova che le strutture civili erano in realtà militari utilizzate dai terroristi palestinesi dell’unità Nakba e dal Quartier Generale dell’intelligence di Hamas nella zona.

Israeliani a Jabalia

Il portavoce dell’esercito israeliano ha pubblicato la documentazione di alcuni dei materiali rinvenuti sul posto che ora vengono studiati dell’intelligence e che probabilmente consentirà di localizzare e procedere con l’eliminazione di altri terroristi palestinesi. Uno ad uno, come promesso dal capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano all’indomani del pogrom subito il 7 ottobre scorso.

Michael Sfaradi, 4 novembre 2023