Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole coraggio a tenere botta come Romano Prodi. Il guru della sinistra non arretra di un centimetro e continua a collezionare brutte figure. L’ultima risale a ieri sera, durante l’ospitata a Piazzapulita, a casa di Corrado Formigli, sicuramente un volto amico. E si è visto. Perché il giornalista – dalla schiena drittissima – non ha aperto bocca di fronte alle bugie del Professore sull’ormai famoso episodio della tirata di capelli alla giornalista di Quarta Repubblica Lavinia Orefici, colpevole di aver fatto una domanda semplice semplice sul Manifesto di Ventotene. Già come è stata posta la domanda dice tutto: “Lei ritiene di essere stato vittima di una trappola o di aver sbagliato e soprattutto si aspettava tanto rumore?”.
Andiamo per gradi. Prima bugia: secondo Prodi non era una malefatta. Testualmente: “Scusarmi? Uno si scusa di una malefatta, una cosa così piccola… Vuol dire alla fine che qualche fastidio lo do”. Parliamoci chiaro: delle scuse ormai nessuno se ne fa nulla. E conoscendo un pochino Prodi è un’utopia aspettarsi un passo indietro di buonsenso. Ma come si fa a dire che non era una malefatta? Cosa avrebbe dovuto fare di più per diventare ufficialmente una malefatta? Manca il buffetto? Il protocollo Prodi cosa prevede? Ah, sia chiaro: come anticipato, Formigli non ha proferito parola di fronte a questa affermazione. Spoiler: anche nei prossimi casi è rimasto in silenzio, non abbiate aspettative.
Andiamo avanti e passiamo alla seconda bugia. Ha detto Prodi: “Lei crede che quella mossa sia aggressiva? Dicono che ho intimidito. Ho risposto, tutto, alla domanda. Ho risposto, non posso avere intimidito nessuno, trappola o non trappola, non è una novità. E da anni che i giornali di destra mi colpiscono e non capisco perchè. Anche la Meloni“. Sì, avete letto bene. Nessuna boutade: anziché chiedere scusa sia per il gesto sia per il ritardo nel presentarle, l’ex primo ministro ha puntato il dito contro gli attacchi della destra. Sì, perché la destra – premier compresa – non dovrebbe azzardarsi a condannare una tirata di capelli a una giornalista ma dovrebbe restare in silenzio. Per fortuna non ha tirato in mezzo il fascismo, forse si è accorto anche lui che sarebbe stato troppo.
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Arriviamo alla terza indegna sparata e torniamo indietro, soffermandoci su un passaggio in particolare. “Lei crede che quella mossa sia aggressiva?” ha chiesto Prodi all’integerrimo Formigli. La risposta è scontata per il Professore: no. Non facciamo paragoni perché ne abbiamo già fatti e sarebbe fin troppo facile. Ma come è possibile che il totem della sinistra dica certe cose? Quella sinistra che parla di aggressioni e molestie al minimo contatto. E qua parliamo di una tirata di capelli, con buona pace di Prodi e dei tentativi di negare l’evidenza. A prescindere dalle varie sensibilità (a convenienza), c’è un dato di fatto che non può essere smentito: le mani addosso non si mettono. Punto.
L’ennesima sequenza di bugie. Sicuramente non si tratta di una novità per Prodi, che subito dopo la tirata di capelli aveva provato a distorcere la realtà. Dopo l’immediata smentita farlocca e una volta mandati in onda i video da Quarta Repubblica e Di Martedì, non ha pensato nemmeno per un secondo a presentare le sue scuse. Sia alla giornalista sia all’opinione pubblica per le castronerie dette. Non pago, ha rilanciato: “Non c’è proprio niente da chiarire. Se si vuole creare l’incidente nei confronti di un vecchio professore, lo si faccia pure. E io gioisco. Il tempo chiarisce tante cose. Si scambia l’affetto con l’aggressione”. E ancora, l’incredibile nota in cui affermava “di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in un ambito diverso”, farfugliando qualcosa sulle strumentalizzazioni della destra. Incredibile, semplicemente.
Franco Lodige, 10 aprile 2025
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