Doti di Conte? Forse non sarà il termine giusto, intendo semplicemente dire che certe capacità da politicante le ha sviluppate in poco tempo, l’avvocato del popolo.
Conte aveva tre persone che doveva far politicamente fuori per prendersi il M5S. Il figlio di Casaleggio, Di Maio e Grillo. Farli fuori insieme era impossibile. E allora prima con l’aiuto di Grillo ha fatto fuori i primi due e gran parte della vecchia guardia e poi doveva toccare a Grillo. Era solo una questione di tempo. E il tempo è ora arrivato.
Se tu cambi nome e simbolo ti eviti tanti contrasti giudiziari, vuoi il nome e il simbolo io te li lascio pure, li cambio. Il problema semmai è se Conte può farlo. Lui dice di sì: deciderà una assemblea a cui in pratica possono partecipare tutti… tutti coloro che ovviamente ormai non sono più grillini da tempo e che credono nel nuovo leader da numeri da prefisso telefonico.
Le dita di Grillo? Sono quelle che da tempo Grillo infila nella marmellata, leccandosi 300mila euro all’anno dal M5S per la sua bella faccia. Perché è chiaro che senza nome e senza simbolo quelle “palanche” Grillo se le può sognare, e da buon genovese, credetemi, questa al momento deve essere la sua preoccupazione maggiore.
La vittoria di Conte su Grillo è scontata. Ormai suo è il partito. Certo Grillo potrà ricorrere a tribunali ma per lui comunque è finita e non lascia a differenza di Gianroberto Casaleggio un buon ricordo. Per la verità – a parte forse sua moglie- non lo sopporta più nessuno. Ha rotto con tutti, i suoi appelli non vengono ascoltati più da nessuno. Conte ha dunque vinto, ma si tratta di una vittoria di Pirro. Il M5S anche cambiando pelle sarà destinato all’irrilevanza politica.
di Paolo Becchi, 24 agosto 2024
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