È tutto giusto, intendiamoci. Definire orribili, idiote, controproducenti, ignobili le manifestazioni violente di ieri anti green pass è corretto. Oltre che doveroso. Chi devasta proprietà private e pubbliche, chi mette a ferro e fuoco la città, chi osa alzare un dito contro i poliziotti, merita solo di essere definito un cretino, un violento. E se ha commesso reati ben venga ogni punizione possibile.
Si possono capire anche le dichiarazioni di sdegno dei vari Letta, Gualtieri, Richetti, Renzi, destra, sinistra, centro sulla “violenza fascista” e via discorrendo. Hanno arrestato i capi di Forza Nuova, partito neofascista, quindi oggettivamente l’assalto alla Cgil può avere quella matrice.
Però ci sia permesso fare anche una piccola considerazione fuori dal coro. Abbiamo letto in queste ore di leader politici che hanno cambiato i loro programmi per andare di fronte alla sede della Cgil per la manifestazione antifascista. Legittimo, bis, bravi. Pare che gli scontri di ieri siano l’anticamera della marcia su Roma, il ritorno del Duce, la rinascita dell’Impero Fassista. Oltre a non essere ovviamente così, si percepisce nelle dichiarazioni dei democratici un filino di ipocrisia. Sapete perché?
Perché quella di ieri, fascista o meno, era “violenza”. Fine. La stessa che da mesi viene riservata anche ad altri partiti, stavolta di centrodestra. Potremmo trovare decine di episodi da narrare, fatevi una ricerca online. Oppure guardatequeste tre fotografie qui sopra. In una si vede la sede del Carroccio distrutta da un attacco premeditato. Nell’altra, il gazebo leghista devastato da un assalto dei “sinceri democratici”. Nella terza, una simpatica antifa si mette sedere all’aria di fronte ad un banchetto di Fratelli d’Italia e orina lì davanti, con tanto di saluto non proprio amichevole. A questo si aggiungano ostruzioni ai banchetti, contro-manifestazioni ad ogni corteo di destra eccetera eccetera. Inoltre, chi è stato nei cortei antagonisti sa che il più delle volte finisce a botte con la polizia, con le città messe a ferro e fuoco e le vetrine devastate. Ricordate i black bloc a Milano? O i No Tav in Val di Susa? Ecco. Non hanno nulla di diverso rispetto ai violenti di ieri. Solo che per loro non ricordiamo di aver sentito dichiarazioni sull’attacco “al cuore della democrazia”. Quelle erano “solo” normali violenze. L’ipocrisia sta tutta qui: quando anarchici, antagonisti e centri sociali devastano un gazebo leghista e ne aggrediscono i militanti, l’indignazione è debole. Non ci sembra di aver sentito nessuno parlare di “attacchi alla democrazia”.