L’ex presidente catalano Puigdemont è stato arrestato oggi in Sardegna. Il pm ha detto no a misure cautelari; sarà presto rilasciato. La vicenda, però, rimane indicativa dell’eccezione italiana, come spiega Carlo Lottieri, nuovo collaboratore del sito.
Come un secolo fa (anche se in forme ovviamente molto diverse), l’Europa deve fare i conti con l’eccezione italiana. Il nostro, infatti, è ormai un Paese alla deriva che ignora ogni principio elementare del diritto, e che però potrebbe “fare scuola”, come avvenne con la diffusione del fascismo in larga parte d’Europa. L’arresto dell’europarlamentare Carles Puigdemont, che da anni vive in Belgio e si muove liberamente in tutta Europa (con le corti europee che in più occasioni hanno respinto le pretese del governo di Madrid) è soltanto la conferma di tutto ciò.
L’Italia dalla parte dei persecutori
Il dissidente catalano, che in Spagna è stato condannato per avere organizzato un referendum, è stato arrestato nelle scorse ore ad Alghero (un’enclave linguistica catalana), dove si era recato per una serie di incontri pubblici. L’europarlamentare è stato bloccato all’aeroporto ed è stato trasferito nel carcere di Sassari. In sostanza, non soltanto il regime politico italiano non sostiene mai e in nessuna circostanza la lotta dei popoli che si battono per il loro diritto all’autogoverno e all’autodeterminazione, ma addirittura si schiera dalla parte dei persecutori di uomini politici democraticamente eletti, che mettono a rischio la loro libertà e la loro esistenza per difendere quei principi che noi tutti dovremmo ritenere fondamentali.
È evidente che, oggi come un secolo fa, lo spirito italiano mostra la sua profonda vocazione autoritaria. Ed è pure chiaro che questo governo sembra orientato più a ricercare e perseguitare uomini politici “fastidiosi” che a proteggerli, più a fare la guerra a quanti rivendicano il diritto di disporre del proprio corpo (i terribili “no-vax”…) che non a proteggere tutti noi da quanti – criminali, mafiosi, funzionari di Stato senza scrupoli ecc. – quotidianamente ci aggrediscono e umiliano.
La questione catalana
La questione catalana, in fondo, è assai semplice. Un antico popolo d’Europa si trova oggi, a seguito di guerre e conquiste, all’interno dei confini spagnoli, senza alcuna possibilità di decidere quale debba essere il suo presente e il suo futuro. Il regime spagnolo, le cui radici affondano nel franchismo, è contrario a ogni dialogo e confronto. E l’Italia – naturalmente – si schiera con Madrid, anche perché teme che la libertà catalana possa aprire la strada a qualcosa di analogo in Tirolo e in Sicilia, in Veneto e in Sardegna, e in ogni altra parte della penisola.
Nella perfida Albione (il Regno Unito) la questione scozzese è stata gestita con importanti decisioni volte ad accrescere l’autogoverno, con una costante disponibilità a dialogare e – soprattutto – con l’indizione di un referendum, che potrebbe perfino essere ripetuto nei prossimi anni. Il Regno Unito, però, ha una tradizione liberale e tollerante che il Paese di Crispi, Mussolini, Togliatti e Andreotti non ha mai conosciuto.
I piccoli uomini e le piccole donne di questo governo che si presta ad eseguire gli arresti decisi dai persecutori spagnoli non hanno alle spalle la Magna Charta, né le due rivoluzioni del Seicento. Anche per questa ragione la nostra situazione è tanto difficile, dato che l’indecente incarcerazione di Puigdemont è soltanto la spia di un male profondo contro il quale tutti gli uomini liberi, però, devono apprestarsi a combattere la giusta battaglia.
Carlo Lottieri, presidente di “Nuova Costituente” 24 settembre 2021