L’economista che fu comunista e ora dà lezioncine sul clima

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Boldrin

Michele Boldrin è un economista che nei primi anni Ottanta era, come me, studente di dottorato alla University of Rochester, nello Stato di New York. Io studiavo Chimica-fisica, lui Economia – pensate un po’, assieme a due brillanti economisti italiani: Vittorio Grilli, che poi diventerà ministro del Governo Monti, e Mario Greco, che diventerà stimato AD della Generali Assicurazioni (e che alle scuole medie era stato compagno di scuola di mio fratello: quant’è piccolo il mondo, eh?).

La differenza tra tutti i nominati era che Boldrin, allora, si dichiarava comunista e, se la memoria non mi tradisce, diceva di essere esponente della sezione giovanile del Pci in quel di Padova. C’erano altri italiani che studiavano lì a Rochester e che non solo si dichiaravano “comunisti”, ma anche erano tutti accomunati da una insofferenza (alcuni, devo dire, al limite, non voglio dire dell’odio, ma del disprezzo, sì) per l’America e per gli americani (bollati, per lo più, come “stupidi”).

Quelli di noi italiani che non avevano questi pregiudizi nei confronti degli americani e ai quali l’America piaceva, ci chiedevamo come mai i nostri connazionali del Pci non fossero andati a studiare da Breznev e invece erano venuti da Reagan (lui, sì, che lo odiavano). Ma tant’è: come sappiamo, i comunisti sono quelli col cuore a sinistra e il portafogli a destra. E questo finché il portafogli è vuoto: quando diventa pieno allora anche il cuore va a destra – e infatti Michele Boldrin oggi dice di non essere comunista.

In ogni caso diventammo amici, fino al punto di acquistare insieme un’automobile e dividercela. L’accordo perfetto: cascasse il mondo, nei giorni dispari l’auto era a sua disposizione, e nei giorni pari a mia disposizione. E abbiamo diviso tanti altri bei momenti in quei quattro anni. Alla fine dei quali io tornai in Italia, visto che m’ero guadagnato una posizione di Ricercatore a Roma (dopo tre anni sarei stato promosso professore associato), mentre Michele restò nell’odiata America, dove fece una brillante carriera e per anni ha sputato veleno contro l’Italia. C’è da dire che il sistema italiano a volte fa perdere la trebisonda; epperò, se uno ha vissuto nel mondo e guarda le cose in prospettiva, potrebbe avere buoni elementi per ricredersi.

Scusate per tutto il preambolo, forse noioso, ma serve a inquadrare l’atmosfera. Essendo, nell’anima, un “sinistro”, Michele Boldrin è come tutti i sinistri: chi non è con loro è contro di loro; ed è qualificato coi più gentili degli epiteti: “pericoloso”, “fai schifo”, “minus habens”, “buffone”, etc. etc. Nel corso del dibattito questi e altri epiteti se li spende tutti. Un mio grande peccato sarebbe quello – dice Boldrin – di accompagnarmi «a personaggi quali Nicola Porro, Maurizio Belpietro, Renato Brunetta» e di parlare a essi che sono – dice Boldrin – dei “minus habentes” anziché a persone col quoziente intellettivo a tre cifre», quali sono appunto, sé medesimo, il mio sfidante, Daniele Visioni e l’intera claque della società di mutua ammirazione che segue il canale youtube di Boldrin.

Badate, l’affermazione del IQ a tre cifre non è una iperbole mia, ma Boldrin lo dice due volte nel video: egli, Daniele e i seguaci del suo canale sono tutte persone con l’IQ a tre cifre. Mentre io – per il solo fatto che scrivo qui sul blog di Nicola (che non è un blog ma è la testata giornalistica online nicolaporro.it, cui però io continuerò a riferirmi, per ragioni affettive, come “blog di Nicola”). Ora, capite bene che non c’è partita: come potrò mai vincere, io – che per giunta mi considero stupido e mi sarebbe tanto piaciuto essere più intelligente – con intelligentissime persone con l’IQ a tre cifre? Che speranza ho?

Secondo costoro io – oltre a essere un minus habens che si accompagna a minus habentes (e tra questi ci siete, ahimè, anche voi che leggete gli articoli in questo sito) – avrei pure l’aggravante di avere un «pessimo curriculum»: lo dice Michele e lo dice anche Daniele Visioni, il quale, ad un certo punto del dibattito, non sapendo più come rispondere alle mie obiezioni, lo dice chiaro e tondo: «Franco Battaglia è un asino e vedendo il suo curriculum non avevo dubbi», dopo di che se ne va rifiutandosi di continuare la discussione.

Ora, voi dovete perdonarmi se mi sono dilungato e, contrariamente alle intenzioni di quando mi son seduto per scrivere questo articolo, dovrò rimandare il mio commento sul merito del dibattito che, ricordo era: il global warming attuale è antropogenico o naturale? Il GW è A o è non-A? Comunque, visto che ormai ci siamo giocati il nostro spazio e siamo costretti a rimandare la cosa alla prossima puntata (e alla prossima puntata – giuro! – parlerò solo di GW) consentitemi una chiosa sulla questione del curriculum.

Intanto è evidente che Michele Boldrin non ha alcun titolo per valutare il mio CV, neanche se leggesse i miei lavori. Dalla conversazione, si capisce che Boldrin non conosce neanche il significato della grandezza fisica “temperatura”, né è tenuto a conoscerlo, visto che ha studiato economia. Ma anche Daniele Visioni non ha letto i miei lavori e non si capisce come possa giudicare il mio CV. Io non mi permetterei col suo, né mi azzardo a farlo sulla base dei vari indici che vorrebbero misurare il valore di una produzione scientifica.

Il fatto – e né Boldrin né Visoni lo capiscono – è che codesto valore te lo danno gli altri. E questo vale anche per il valore della tua intelligenza e non, come fa Boldrin, che si autodefinisce intelligentissimo. Personalmente son disposto a concordare che il mio CV fa schifo. Epperò, epperò… rimane il fatto che:

1. Mi sono laureato con lode in Italia, in oltre la metà degli esami del mio percorso di studi fui valutato da 30-e-lode e ho conseguito il Dottorato in America “magna cum laude”: tutte queste valutazioni non me le son date da solo.

2. Le ricerche della mia tesi di laurea furono ritenute meritevoli di pubblicazione e, in conseguenza di questa pubblicazione, mi telefonarono a casa da un Max Planck Institut in Germania e mi offrirono una posizione, senza che io avessi chiesto niente.

3. Sulla cattedra di professore di Chimica Teorica non mi ci sono seduto da solo, ma mi ci fece sedere una commissione di 9 professori (con nessuno dei quali avevo pubblicato alcun lavoro) che mi valutarono il secondo meritevole in un concorso nazionale di 120 concorrenti per 22 posti: avevo appena 12 lavori e avevo superato decine di colleghi che ne avevano, ciascuno, più di cento. A quel tempo ero, in assoluto, il più giovane professore associato di chimica-fisica d’Italia.

Boldrin nel video ha anche affermato che «i tuoi colleghi non ti considerano». Il che, però, è in contraddizione non solo con quanto sopra, ma anche col fatto che la World Climate Declaration (WCD) di Clintel è la versione inglese di una Dichiarazione italiana la cui stesura della prima bozza fu scritta da me e dall’amico Nicola Scafetta. Ora, la WCD è stata sottoscritta da 2000 colleghi (tra cui 2 premi Nobel per la Fisica), il che stride con la presunta mancanza di considerazione verso di me, autore del testo dai 2000 sottoscritto.

Che ci volete fare, i sinistri son fatti così: in assenza di argomenti, gettano fango sui loro oppositori, consapevoli che tanto qualcosa resterà. Ma dall’alto del loro IQ a tre cifre non capiscono che molti schizzi di quel fango lordano loro stessi. Restate collegati per la prossima (e ultima) puntata di questa saga. E grazie per la pazienza.

Franco Battaglia, 27 luglio 2024

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