Quanti mondi ci stanno al mondo e sono tutti brutti, uno peggio dell’altro, uno più sbagliato dell’altro; qualcuno è pessimo, è invivibile ma vorrebbero imporcelo quelli che ne stanno, per il momento, al riparo. In Iran una universitaria, l’ennesima studentessa, si ribella alla psicotica polizia morale che la riprende perché porta il velo storto, non conforme, si ribella, si spoglia, comincia a passeggiare per il campus. Naturalmente viene portata via e rinchiusa in manicomio.
Il fantasma di lei che gira in biancheria intima, bucando la follia, è, come si dice, virale, gira il brutto mondo che siamo ma lei è già fantasma, imprigionata a soffrire chissà quali pene, forse anzi ha già finito di soffrire. Da noi più di qualche opinionista, perfino donne, giustifica la repressione, e sì che questi si producono per testate sedicenti liberali e libertarie: ma quale polizia, quale regime teocratico, una povera pazza, una provocatrice. Come se l’accusa della polizia morale, “sei matta”, non fosse automatica, come se Mahsa Amini non fosse mai stata esistita e uccisa proprio per aver portato “male” il velo, come se le ragazze che disperate ballano, piangono, mostrano le ciocche dei capelli tagliati per una libertà impossibile, fossero leggende come quella di Raperonzolo. Ma sono i birignao dei finti solidali, che parlano, scrivono pro domo, sempre con quel vezzo, ve la racconto io la verità vera.
In uno dei tanti mondi invivibili del mondo la dignità, la sanità mentale va in manicomio. In un altro mondo la follia va in televisione e perfino in parlamento come quella occupatrice seriale di case di poveri con 4 condanne definitive e 30 precedenti di polizia che inneggia alla “lotta attiva contro il fascismo” che l’ha spedita all’europarlamento. O i soliti quattro fannulloni pagati per far casino con la scusa del pianeta che si estingue, mentre gioiscono alla visione dei disastri provocati non “dall’uomo”, ma dal potere, dall’uomo di potere (che li foraggia), che non interviene, distrugge o nega le dighe, gli argini per difendersi dagli eventi naturali e magari attende il disastro, così può continuare a far sparire i soldi, in Spagna come in Italia come ovunque nel mondo pazzo ma premiato.
I parassiti che vorrebbero l’Iran qua, polizia morale, che fa rabbrividire già a scriverlo, regime teocratico, e lo gridano all’insegna di uno sbandierato genderismo che sarebbe la farsa, o la balla, del sesso senza sesso, il sesso che uno vuole, a giorni alterni, a ore alterne ma che nei mondi evocati da questi cialtroni durerebbe meno di un frullo di passero. La rivoluzione vera non la fanno i quattro balordi arcobalenati pro Hamas, la fa, la tenta, sapendola suicida, la sconosciuta studentessa della quale resta, forse, solo il fantasma, la giovane donna che si spoglia per una libertà impossibile eppure lo fa. Subito cancellata dalle sofisticate conformiste del mondo libero, troppo libero, talmente libero che la sua anarchia finisce per divorarlo.
In Iran le ragazze ballano e piangono per esistere; in Europa, Italia, vanno forte due che fanno il “calippo tour” cioè girano il Paese offrendo “sesso orale ed altre prestazioni sessuali”, come orgogliose specificano: nella nostra democrazia libera è proibito definirle per quelle che sono, si è tenuti a considerarle imprenditrici digitali o imprenditrici del corpo. Sono due celebrità, viaggiano a centinaia di migliaia di euro, le chiamano ovunque con la scusa di esecrarle, come quell’altra imprenditrice o industriale di 23 anni che proclama ai media: “Io sono una figa, la do e non mi interesso d’altro, chi si fa problemi è una sfigata, la cultura è roba da cessi che nessuno mantiene”. Applausi, gloria e cinquantamila euro per una foto, non siamo forse nella democrazia garantista e meritocratica?
I mondi nel mondo sono tutti più o meno invivibili, qualcuno di più, in altri ci si adegua, ci si attrezza, ma in modo sempre più difficile e sempre più a rischio. Qui la polizia morale non c’è ma neanche la polizia normale, i clandestini delinquono come vogliono e un oscuro ente europeo, finanziato da Soros e con altri proventi oscuri, dice che la polizia italiana è razzista perché fruga nei campi rom, come quello in cui si riforniva di armi “fantasma” un pregiudicato di 17 anni che ha sparato in faccia a un calciatore di 19, che non c’entrava niente, perché qualcuno gli aveva pestato un piede. Subito raggiunto in carcere minorile da una processione di preti e assistenti sociali, uno più balordo dell’altro, che lo trattano come un Messia, “come stai? Ti serve qualcosa?”.
È il disagio! Nessuno tocchi Caino! Ma Caino ormai è legione, uccide a forbiciate, a colpi d’arma da fuoco o di coltello, scaraventa una bambina dal settimo piano e dice: “Non so perché l’ho fatto”. Invece lo sa, è per diventare famoso, uno del Mali o della Costa d’Avorio, non si è capito, ha macellato a pugnalate una barista incontrata per caso perché non ce la faceva a diventare un rapper, di quelli che si fanno le foto con le mani a pistola, le mazzette di banconote e il cannone in bocca. Questi per un verso o per l’altro nel giro spettacolare ci finiscono, ci arrivano, il grosso di questi rapper o trapper è pluripregiudicato ma i magistrati chiudono un occhio, se devono fare un concerto gli danno i permessi speciali, stanno praticamente tutti nell’alone del crimine organizzato che da San Siro si allarga sull’intera metropoli. E siccome hanno patrimoni milionari a venti, trent’anni, senza la parvenza di un talento, fanno proseliti.
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Il mondo non è al contrario, è un coacervo di mondi alla rovescia, con o senza democrazia, con o senza libertà. Da una parte internano i sani, i provvisti di coscienza, dall’altra sguinzagliano i malati, i perversi, gli apostoli dell’egoismo criminogeno. Cosa è peggio? Chi scrive resta convinto che troppa libertà è sempre meglio che nessuna libertà, ma c’è un prezzo da pagare ed è che la troppa libertà a lungo andare divora se stessa e suscita il desiderio di nessuna libertà, dell’uomo forte, dell’ayatollah, della polizia psicotica, della violenza di ritorno, come i virtuosi Paesi del Nord che dopo 40 anni di accoglienza indiscriminata e imbelle cominciano a reagire con metodi polizieschi, regimeschi alle gang mai integrate che hanno preso il sopravvento.
In Iran l’ennesima studentessa spazzata via dalla teocrazia per una protesta civile, in Italia il Vaticano per celebrare l’Anno Santo presenta un pupazzo di stile giapponese, realizzato da un creatore di giocattoli erotici, dalle fattezze di Greta, l’esagitata passata dal “clima” ad Hamas: in mano ha una specie di bastone dalle evidenti fattezze di un enorme pene, ma l’arcivescovo Fisichella finge di non vederlo e dice che un omaggio “alla cultura pop tanto amata dai nostri giovani”. Quali, gli zombie che si divorano tra loro e “non so perché l’ho fatto”?
Max Del Papa, 4 novembre 2024
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