“Lei spaccia?”. Sì e in famiglia: condannati i tunisini della citofonata

La famiglia tunisina a cui citofonò Matteo Salvini è stata condannata in primo grado. Pene fino a 14 anni di carcere

8.7k 26
salvini citofono-1

Ben 21 condanne con pene fino a 14 anni e sette mesi di detenzione. È questo l’esito del giudizio di primo grado del procedimento – con forma abbreviata – a carico di un’organizzazione che gestiva lo spaccio nelle zone di Via Pilastro, nella città di Bologna. L’inchiesta della Dda, con a capo i pubblici ministeri Marco Imperato e Roberto Ceroni, si è conclusa con l’irrogazione di quasi 83 anni di carcere. Tra i condannati, guarda caso, c’è tutta la famiglia tunisina protagonista nel 2020 della citofonata di Matteo Salvini, durante la campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna. Ai tempi, la famiglia decise di querelare l’attuale ministro delle Infrastrutture per diffamazione, insieme alla residente che aveva indicato l’abitazione come il fulcro dello spaccio nel territorio locale. Eppure, le loro posizioni vennero archiviate, fino ad arrivare a scoprire che – dopo quella citofonata – l’organizzazione aveva spostato temporaneamente i proprio nascondigli degli stupefacenti.

Per approfondire:

Durante la campagna elettorale del 2020, l’inchiesta dei pubblici ministeri era già in corso, conclusasi definitivamente con le condanne di poche ore fa. Il Gup Sandro Pecorella ha emanato condanne a due anni, sei mesi e venti giorni per il padre, un anno per la moglie, quattro anni sei mesi e venti giorni per uno dei figli, tre mesi e dieci giorni per un’altra parente, mentre un altro figlio era minorenne all’epoca. A ciò si è affiancata l’associazione finalizzata al traffico di droga per il cognato, ritenuto il capo dell’organizzazione illegale, insieme alla madre e alla sorella di Nicola Rinaldi, assassinato nell’agosto del 2019 in Via Frati, omicidio da cui poi partirono le indagini preliminari.

Secondo l’accusa, l’associazione era composta da sette persone, più un soggetto minore 17enne. L’attività era quella di pianificazione degli acquisti di cocaina ed altre droghe, con la ricerca di nuovi fornitori e luoghi dove stoccare la droga, poi rivenduta nel triangolo di strade tra Via Frati, Casini e Deledda. Il giudice ha poi pronunciato un’assoluzione e una sentenza di non luogo a procedere per mancanza di querela nei confronti di due imputati, accanto ad una dozzina di posizioni che saranno giudicate con il rito ordinario.

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version