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L’emergenza Genova e le elezioni a un passo

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Travolto dalla tragedia di Genova, il governo ha perso settimane preziose per la preparazione dei provvedimenti finanziari, lasciando solo il Ministro dell’economia Giovanni Tria con lo spread in volo oltre i 300 punti. Il crollo del ponte ha evidenziato le criticità del sistema Italia, rappresentando la sintesi di un Paese senza più una linea strategica, con una burocrazia kafkiana ed imprenditori privati cinici e rapaci. Con Genova e i suoi morti si scopre che in Italia non si progetta più nulla e si è paralizzati da dossier elefantiaci, commissionati a consulenti super pagati i cui risultati, il più delle volte, sono inutili per la comunità.

Limitandoci alle infrastrutture, la vituperata Prima Repubblica dei Giuseppe Petrilli costruì, negli anni ’60, la rete autostradale, e manager tanto illuminati quanto dimenticati, come Ernesto Pascale e Lorenzo Necci, realizzarono una grande rete telefonica e l’alta velocità ferroviaria, di cui si sono poi pavoneggiati i successori. Da allora solo privatizzazioni isteriche, portate avanti da un trio delle meraviglie composto, a seconda degli anni, da Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi.

Genova però può essere l’occasione per ripartire e c’è un’immagine simbolo: l’Istituto Tecnologico Italiano oggi raggiungibile solo con una mulattiera sulla collina degli Erzelli, considerato il MIT europeo e in grado di attirare, caso raro in Italia, super scienziati ed ingegneri. Con il ponte, sono stati tranciati via quasi 500 cavi di fibra ottica che, attraverso la rete Tim, collegavano Genova al resto dell’Italia e, soprattutto, l’Italia con gli Stati Uniti e l’Europa del Nord.

Gli uomini di Fulvio Conti, conoscitore di reti per essere stato in Ferrovie ed in Enel, sono riusciti in poche ore non solo a riconnetterci con il mondo, ma pure a supportare la gestione dell’emergenza. Ma Conti, nonostante la rissa continua tra i suoi principali azionisti, Vivendi ed Elliott, ha una sfida importante: il trasporto digitale dei dati e la messa in connessione delle intelligenze italiane.

È chiedere troppo, a questo pseudo governo del cambiamento, di ricominciare proprio da qui? Si potrebbero connettere tra di loro, in tempi brevi, i centri di ricerca nazionali, collegare questi al resto del globo e, soprattutto, valorizzare le intelligenze del Sud Italia che sono sperdute e abbandonate, proprio come l’Istituto Tecnologico di Genova. Tutti gli operatori del settore dovrebbero essere messi attorno ad un tavolo, come sta cercando di fare il Governatore Toti coadiuvato dal Sindaco Marco Bucci, e per almeno una settimana i vari Salvini, Di Maio e Toninelli dovrebbero ragionare oltre tweet e Facebook. Ma questo la coppia Conte-Casalino non è certo in grado di imporlo.

Si perderà altro tempo anche perché le elezioni anticipate sono sempre più vicine, dal momento che il leader della Lega si è convinto di staccare la spina il prima possibile.

Luigi Bisignani, Il Tempo 2 settembre 2018

 

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