Da piccolo i miei mi raccontavano la storia di Marietta la contadina che, avuta in regalo una ricottina da un pastore, la chiuse in un cesto che si mise in testa come si usava un tempo. Nel viaggio verso casa, Marietta cominciò a fantasticare su come avrebbe fatto fruttare i soldi ricavati dalla vendita della ricottina. Andò così lontano con l’immaginazione che immaginò di essere diventata una signora ricca a cui tutti facevano omaggio. Mimò così un inchino e, dimenticatasi della ricotta che aveva in testa, la fece cadere e rompere. Addio sogni: Marietta sarebbe restata una povera contadina!
Questa storiella mi viene in mente ogni volta che sento i nostri politici di governo fantasticare dell’uso che faremo dei 205 miliardi che giungeranno dall’Europa: ce li sentiamo già in tasca e ci sentiamo perciò autorizzati a immaginare di spenderli per i più faraonici progetti, dimentichi delle condizionalità che in vario modo chi ce li dà ci porrà e dimenticando che con essi finiremo per indebitarci ancor più di quanto già non lo siamo. Ovviamente chi più eccelle nei progetti di grandezza è il più megalomane di tutti, il presidente del Consiglio, che, non contento, novello Telleyrand, di essere passato con rapidità e non chalance dal servire una maggioranza “nazional-populista” all’asservirne una “europeista” della più rigida ortodossia, vuole passare alla storia legando il suo nome al progetto su cui pure il cavalier Berlusconi, che in grande ha sempre ragionato, si era dovuto a suo tempo arenare. Parliamo del collegamento automobilistico e ferroviario fra Reggio Calabria e Messina.
Il nostro Conte avrà pensato che, per quanto in via di avanzato sdoganamento, il Ponte era un progetto troppo legato al nome del suo ingombrante predecessore per essere riproposto sic et sempliciter. Molti grillini, e anche il suo portavoce in seconda Marco Travaglio, avrebbero storto il naso. Senza contare che mettere in bella mostra piloni di acciaio e cemento sarebbe sembrata una provocazione per gli stessi grillini e per tutte le “anime belle” dell’eco-sostenibilità che si aggirano nei paraggi della sua maggioranza di sinistra. Ed ecco allora la genialata: piuttosto che un Ponte, facciamo un bel tunnel sotterraneo che nessuno vede, ben nascosto come un po’ gli atti amministrativi e le riunioni notturne di questo governo che ha in odio la luce. Diciamo pure che è “leggero”, smart e sostenibile, e il gioco è fatto: anche i gretisti sono tacitati. Costo: 5 miliardi.