Politica

Lotta al cancro

L’eredità dei lockdown: in Italia aumentano i casi di tumore

I numeri del cancro: quali sono le cause? E i malati guariti combattono per una legge sull’oblio oncologico

lockdown medico tumori © janniwet, Avosb e Aliaksandr Huseu tramite Canva.com

“Voi sapete che mi batto da molto tempo per la legge il diritto dell’oblio oncologico. Ovvero la possibilità per noi ex malati oncologici di recuperare tutti i nostri diritti. Forse tanti non sanno che una volta guariti noi non abbiamo il diritto di accedere ad alcuni servizi come un mutuo, un prestito, l’adozione, l’assicurazione del cetera. Finalmente è uscita una legge che è stata approvata alla Camera e deve ancora arrivare al Senato per diventare legge definitiva questa legge che prevede il recupero dei diritti, ma dopo 10 anni, dopo 10 anni, ti restituiscono la dignità dopo 10 anni sei libero dopo 12 anni ti riprendi finalmente in mano la tua vita, ma dopo 10 anni, che sono troppi. Sono stata contattata da questa persona che mi ha chiesto di non pubblicare più nulla sui social per non influenzare la gente perché la legge deve passare così”.

È stato questo il duro sfogo sui social dell’ex gieffina Carolina Marconi, la cui vita è stata stravolta nel 2021, quando si è accorta di avere un tumore al seno. Da quel momento l’attrice ha intrapreso una dura battaglia e, dopo un intervento, e la chemioterapia, oggi si può considerare guarita. Ma la preoccupazione resta, continuando infatti a sottoporsi a controlli.

L’attrice prosegue dicendo che nessuno le può dire di “rimanere in silenzio”. “Questa persona”, racconta ancora, “mi ha fatto sentire quasi in colpa dicendomi che nel caso in cui la legge non dovesse essere approvata anche al Senato, come è avvenuto alla Camera, quindi prevedendo i 10 anni, ci vorrà più tempo per l’approvazione poiché la dovrà essere sottoposta nuovamente al voto della Camera”. “Mi sento frustrata perché sembra che ci stiano solo facendo promesse a vuoto dicendoci che ci saranno dei decreti attuativi che valuteranno caso per caso, malattia per malattia, per la riduzione degli anni – racconta ancora – Ma figurati se controlleranno persona per persona, siamo più di un milione di persone guarite di cancro in Italia, ci state prendendo in giro?”. E ancora: “Ci sono tante leggi che aspettano da 20 anni questi decreti attuativi e non sono mai stati fatti, figuriamoci cambiare una legge una volta approvata. Questa legge rimarrà così per tanti anni e non la modificheranno più; quindi, oggi è il momento per cambiarla”. Infine l’attrice conclude lo sfogo con una triste constatazione e cioè che ai politici “invece di tutelare i diritti fondamentali dell’uomo, interessa solo mettere per primi la firma sulla legge”.

La richiesta della Marconi è semplice: ridurre per tutti la durata a cinque anni dell’oblio oncologico. Ma quanto ha ragione l’attrice e quanto è fondata la sua indignazione?

La parola ai fatti. In Italia sono in aumento i nuovi casi di tumore. Secondo il rapporto “I numeri del cancro 2022”, frutto della collaborazione tra AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), AIRTUM (Associazione italiana registri tumori), Fondazione AIOM e PASSI (Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia), nel corso del 2022 ci sono state circa 391.000 nuove diagnosi di tumore, 14.000 in più di cui quasi 205.000 fra gli uomini e 186.000 fra le donne, escludendo i tumori della cute non melanomi.

L’ invecchiamento della popolazione è tra le principali cause ma anche il periodo della pandemia ha inciso, in quanto ha portato il blocco delle attività di screening e cura e alla riorganizzazione della sanità per via della pandemia, ritardando così le diagnosi dei tumori, dalle fasi precoci a quelle più avanzate. Per di più il lockdown e l’ansia da pandemia hanno indotto un aumento dei comportamenti non salutari e predisponenti ai tumori, come la sedentarietà, il consumo di alcol e l’abitudine al fumo. Ma tra oltre le condotte malsane, il tumore può essere provocato anche da ambienti malsani, come avviene, ad esempio, nella Terra dei Fuochi dove alcune patologie, come il tumore al seno, varie forme di leucemie e malformazioni, l’asma, sono collegate al puntuale smaltimento illegale dei rifiuti perpetrato negli ultimi decenni nell’area compresa fra le province di Napoli e Caserta.

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Tra gli uomini i tumori più diffusi sono il tumore della prostata (19,8 per cento), il tumore del polmone (14,3 per cento), il tumore del colon-retto (12,7 per cento), il tumore della vescica (11,4 per cento) e quello dello stomaco (4,3 per cento).
Tra le donne i cinque tumori diagnosticati con maggiore frequenza sono: il tumore della mammella (30 per cento), il tumore del colon-retto (12 per cento), il tumore del polmone (7,9 per cento), il tumore dell’endometrio (5,5 per cento) e quello della tiroide (4,7 per cento);

Il tumore al seno è quindi quello più diffuso nell’ universo in rosa. Infatti, questa neoplasia rappresenta il 41% di tutti i tumori femminili sotto i 50 anni, il 35% tra i 50 e i 69 anni e il 22% nelle donne over 70, e attualmente vivono in Italia oltre 834.000 donne con una diagnosi alle spalle. Nel 2022 si sono stimati in 55.700, con un aumento dello 0,5% rispetto al 2020. Secondo le proiezioni, nei prossimi due decenni, il numero di tumori al seno è destinato a salire, mediamente del 2-3% ogni anno.

Per quanto concerne la sopravvivenza in caso di tumore al seno, questa è stimata a 5 anni, cioè la percentuale di pazienti che dopo 5 anni dalla diagnosi non sono morte per il tumore (e che in buona parte non moriranno) è tra le più alte in assoluto a livello mondiale: dell’88% (in media negli USA è dell’84%, nel Nord Europa varia tra l’81 e 84%).

Nel primo semestre 2020 i decessi dovuti a tumori maligni sono stati, secondo l’ISTAT, di circa 48.500 fra gli uomini e 39.300 fra le donne. La gravità della malattia, l’efficacia del sistema sanitario sono valutate da studi epidemiologici grazie alla sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore.

La sopravvivenza è fortemente influenzata da due elementi: la diagnosi precoce e la terapia. Un parametro che invece non deve essere confuso con quello della guarigione, un indicatore spesso difficile da misurare. Alcuni affermano che si possa parlare di guarigione dopo cinque anni dalla fine della terapia senza che si ripresenti la malattia, altri sostengono non ci sia mai una certezza di guarigione completa.

Una situazione con diverse campane e una sola certezza: quella di una persona che vive ma che ha soprattutto il diritto di vivere dignitosamente, senza essere così discriminata per ben dieci anni prima di esercitare diritti che le spettano di diritto.

Nemes Sicari, 18 novembre 2023

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