Erdogan, mediatore vicino a Putin
Inoltre, tra il presidente turco Erdoğan e il suo omologo russo Putin esistono rapporti economici strategici per l’economia di entrambi. La Turchia è subentrata nella composizione diplomatica allo scopo di preservare gli ambiti in cui si è sviluppata la cooperazione con il Cremlino. Infatti, oltre il 33% degli approvvigionamenti di gas viene fornito dalla Russia ad Ankara mediante due gasdotti sottomarini nel Mar Nero. La collaborazione energetica coinvolge anche il settore nucleare. Tanto che la società russa Rosatom sta sviluppando in Turchia il primo impianto di produzione di energia elettrica a reazione nucleare. Delegare ad Erdogan la scenografia negoziale è stato un errore da parte dell’Occidente, il quale poteva affidare a personalità riconducibili al suo patrimonio politico e democratico, oltre che accreditate sul piano internazionale, come Tony Blair, Angela Merkel o Silvio Berlusconi, il ruolo di arbitro nel processo di cessazione delle ostilità.
Tuttavia, pur imputando all’Occidente la colpevole rinuncia alla gestione del dialogo fra le parti in conflitto, va riconosciuta allo stesso la funzione fondamentale nell’aver prodotto le condizioni prodromiche per lo spiraglio di pace, perché senza la sua assistenza militare e la sua coesione nell’imposizione delle sanzioni le gambe, su cui poggiare il piano di lavoro del tavolo negoziale, sarebbero state amputate.
Andrea Amata, 30 marzo 2022