L’errore dell’Occidente? Regalare a Erdogan i negoziati

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La Russia sta iniziando a ritirare le sue forze dalle vicinanze di Kiev. Pare che il ripiegamento in atto non sia un movimento tattico, ma una mossa di lungo termine. Se la pressione sulla capitale ucraina dovesse mitigarsi definitivamente, con il congedo delle truppe russe, sarebbe la consacrazione del successo della resistenza di Kiev. Sarebbe, altresì, la conferma della validità della reazione occidentale nel soccorrere il popolo aggredito con la fornitura di armi. Se si fosse ubbidito agli ipocriti appelli neutralisti, disposti ad immolare sull’altare del pacifismo l’opposizione eroica all’occupazione moscovita, la sopraffazione si sarebbe dichiarata senza incontrare ostacoli. Così come i negoziati sarebbero stati sbilanciati in favore del Cremlino in assenza dell’indomita e attrezzata resistenza antirussa.

La sconfitta dei pacifisti

La reazione compatta dell’Europa, sia nell’erogazione delle sanzioni alla Russia sia con il sussidio nell’equipaggiamento bellico agli assediati, sta contribuendo a propiziare la soluzione diplomatica. Se la prudenza pusillanime avesse prevalso, disinnescando le iniziative ritorsive sull’autocrate moscovita, disarmando la resistenza e subordinando i paesi occidentali all’ambiguità pacifista, non ci sarebbe stato alcun negoziato, ma la semplice presa d’atto della volontà di potenza della Russia. Nella città turca di Istanbul si sono incontrate le delegazioni russe e ucraine, raggiungendo un’intesa promettente per il processo di distensione fra gli attori in campo. A conclusione dei colloqui di pace è emersa una bozza di accordo che prevede un meccanismo di consultazione di 15 anni per la questione della Crimea, annessa nel 2014 dalla Russia e riconosciuta dalla comunità internazionale come appartenente alla sovranità nazionale ucraina, con l’impegno di definirne lo status.

Occidente ai margini

Kiev chiede ai paesi garanti di fornire armi e assicurare l’interdizione dei cieli in funzione della propria sicurezza su cui incombe una minaccia difficilmente sterilizzabile senza strumenti di deterrenza. Tuttavia, non si può sorvolare sul ruolo marginale che l’Occidente sta avendo nel processo di pace. Se consideriamo la location del negoziato, la Turchia del satrapo Recep Tayyip Erdoğan, non si può omettere la delusione per non aver indotto le parti ad esplorare luoghi di mediazione più compatibili con la tradizione europea. Ankara ha palesato posizioni equidistanti con il capo turco interessato ad indossare i panni del mediatore per accreditarsi a livello internazionale, nel tentativo di mondare la propria immagine intorbidata dalla repressione sul dissenso interno.

Erdogan, mediatore vicino a Putin

Inoltre, tra il presidente turco Erdoğan e il suo omologo russo Putin esistono rapporti economici strategici per l’economia di entrambi. La Turchia è subentrata nella composizione diplomatica allo scopo di preservare gli ambiti in cui si è sviluppata la cooperazione con il Cremlino. Infatti, oltre il 33% degli approvvigionamenti di gas viene fornito dalla Russia ad Ankara mediante due gasdotti sottomarini nel Mar Nero. La collaborazione energetica coinvolge anche il settore nucleare. Tanto che la società russa Rosatom sta sviluppando in Turchia il primo impianto di produzione di energia elettrica a reazione nucleare. Delegare ad Erdogan la scenografia negoziale è stato un errore da parte dell’Occidente, il quale poteva affidare a personalità riconducibili al suo patrimonio politico e democratico, oltre che accreditate sul piano internazionale, come Tony Blair, Angela Merkel o Silvio Berlusconi, il ruolo di arbitro nel processo di cessazione delle ostilità.

Tuttavia, pur imputando all’Occidente la colpevole rinuncia alla gestione del dialogo fra le parti in conflitto, va riconosciuta allo stesso la funzione fondamentale nell’aver prodotto le condizioni prodromiche per lo spiraglio di pace, perché senza la sua assistenza militare e la sua coesione nell’imposizione delle sanzioni le gambe, su cui poggiare il piano di lavoro del tavolo negoziale, sarebbero state amputate.

Andrea Amata, 30 marzo 2022

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