C’è una sorta di richiamo della foresta che da sempre riesce a cementare a sinistra le alleanze più eterogenee. Di fronte alla possibilità di perdere il potere si mettono fra parentesi tutte le differenze specifiche e tutte le precedenti e solenni affermazioni di identità. E ci si unisce spartendosi preventivamente seggi, poltrone, collegi.
Non ci si pone certo il problema del governo futuro, né quello del programma. E ci si ritrova tutti in una felice ammucchiata. Così è successo anche questa volta con un accordo elettorale che va da Azione, che si dice liberale e draghiana, alla Sinistra Italiana e ai verdi, che si dicono anticapitalisti e giudicano il presidente del Consiglio poco più che un servo del capitale e un prodotto di banche e finanza. Di colpo, può capitare perciò che di “agenda Draghi” più nessuno parli, così come di identità e programma. E unico cemento diventi una presunta riedizione del “fronte repubblicano” antifranchista che al posto dei falangisti pretende ridicolmente di mettere leghisti e meloniani.
Il modello è anche quello dell’Ulivo, che ebbe vita breve e fu sopraffatto dalle quotidiane lotte intestine. Letta e compagni questo lo sanno, probabilmente pensano che lo scopo è intanto quello di battere la destra e governare, fosse pure per qualche mese solamente, e fare nomine e quant’altro si lega al più bieco potere.
Ovviamente, ragionando in una prospettiva temporale di più lunga distanza, c’è anche tanto masochismo.Si pensi a Calenda che ormai ha perso la sua immagine di integrità e coerenza e nell’immaginario pubblico verrà presto associato a tutto quel che diceva di non voler essere. E c’è poi il masochismo di Letta che, chiudendo le porte a Renzi, non si accorge di aprirgli uno spazio politico che il senatore di Rignano aveva in pratica perso. Il segretario democratico sta dimostrando in questo frangente tutta la sua insipienza politica: i negoziati giungono a buon esito, ma più che altro per le generose concessioni in seggi agli alleati. In più, davanti ai giornalisti afferma serafico che non si tratta di un accordo di governo (e un serio accordo elettorale di che altro potrebbe essere?) e che il suo scopo sarebbe solo quello di evitare uno stravolgimento della Costituzione (sic!).
Una domanda: se ci si consegna in maniera così gratuita alla ingovernabilità, e anzi si ha l’ingenuità o la faccia tosta di dirlo pubblicamente, che credibilità si potrà avere nel sostenere di credere nella stabilità e di voler preservare l’immagine italiana in Europa?
Corrado Ocone, 7 agosto 2022