La domanda se la sono posta in tanti: sono le previsioni catastrofiche dei “tecnici” a provocare le restrizioni, oppure servono solo a giustificare ex post le misure liberticide che il governo intende prendere? Il sospetto è riaffiorato ieri su Twitter in un interessante botta e risposta tra il direttore del settimanale britannico Spectator, Frasen Nelson, e il professor Graham Medley che guida il team di cervelloni del Sage, l’ente governativo che realizza modelli probabilistici per il governo di Boris Johnson.
Come riporta oggi Alessandro Rico su la Verità, il dibattito nasceva dalla pericolosità della variante Omicron. In Gran Bretagna i contagi sono in costante aumento, anche se non seguiti così tanto da ricoveri e decessi. L’ultima pubblicazione del Sage ipotizzava tra i 200 e 6.000 morti al giorno in base alle regole che il governo deciderà di varare. I giornali italiani hanno dato ampio risalto all’allarme, sempre pronti a mettere in croce il governo di Sua Maestà. Per ora però la strage preannunciata dal Sage non si è verificata, e forse c’è un perché. Il direttore di Spectator ha fatto notare che secondo un rapporto di Jp Morgan la variante Omicron, per quanto più infettiva, pare al momento non produrre effetti più gravi della sorella Delta. Anzi: secondo la dottoressa che l’ha scoperta in Sudafrica, e che ormai la studia da oltre un mese, “la malattia” prodotta da Omicron è “blanda”.
Perché allora i ricercatori inglesi non hanno inserito nei loro scenari l’ipotesi di “virulenza inferiore, considerato che è un’opzione altamente plausibile e in grado di cambiare enormemente le prospettive”? Domanda lecita, visto che se inserita, porterebbe a uno scenario dove “non sarebbe necessaria nessun’altra restrizione”. “Perché non avete creduto che valesse la pena contemplare questo scenario meno allarmante (e piuttosto verosimile)?”, ha chiesto il direttore Nelson. Risposta di Madley: le analisi non allarmistiche non “aggiungono informazioni” ai politici, che di solito “sono generalmente o esclusivamente interessanti a situazioni in cui bisogna prendere delle decisioni”. Insomma: visto che “se non accade niente i decisori non devono decidere niente”, allora le proiezioni non catastrofiche non vengono considerate. Poco importa se quelle allarmistiche poi finiscono sui giornali, alimentando la liturgia del terrore ormai in piedi da tre anni. “Di solito – ha aggiunto Madley – creiamo modelli su ciò che ci è richiesto. C’è un dialogo in cui le squadre che stabiliscono le politiche discutono con chi si occupa di modelli su ciò di cui esse hanno bisogno per caratterizzare le loro politiche”. E ancora: “Noi modelliamo gli scenari utili alle decisioni”. Come, scusate: ci state dicendo che i governanti vanno dagli scienziati a chiedere di creare previsione che legittimino le restrizioni già decise?