La comunità scientifica si divide. Nessuna novità all’orizzonte, direte. Vero: da quando la pandemia da Sars-CoV-2 ha preso piede, gli italiani hanno imparato a proprie spese che la scienza (checché ne dica Mattarella) non sempre si dimostra granitica nelle sue convinzioni. É successo con il virus, definito variabilmente prima poco più di un’influenza e poi la peste bubbonica. È capitato coi tamponi, considerati all’inizio sicurissimi, poi viatico di emorragie gravissime (chiedete a Burioni) e infine la “colpa” dell’aumento dei contagi a causa dei falsi negativi. Accade ancora oggi con i vaccini, dove non v’è consenso unanime sull’utilità di immunizzare con una dose bambini (vedi Vaia) e guariti dal Covid.
Perché vaccinare i guariti?
Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica, è convinto infatti che “la dose di vaccino ai guariti non serve a niente. Pare che adesso lo abbiamo capito, ma io lo dico da sempre”. Il motivo, spiega l’esperto, starebbe tutto qui: “I guariti non si riammalano mai” in modo grave di Covid-19. Chi è passato dalle forche caudine della polmonite interstiziale “ha anticorpi contro la proteina Spike, contro la E, contro la M, contro l’He. Ce l’ha contro il virus nel suo complesso e non ci sono casi di guariti che tornano in terapia intensiva o in ospedale. Noi abbiamo fatto una bellissima metanalisi sui guariti anche per analogia con altre infezioni come la Mers, la Sars 1, e i casi di guariti che sono tornati a star male sono aneddotici. Non succede praticamente mai”.
Pochi contagi grazie ai guariti?
Di esempi, anche storici, ce ne sarebbero già a bizzeffe. “Faccio sempre quello della peste manzoniana – insiste Giorlandino – Chi c’era che portava via i morti? I monatti ovvero i guariti. Quando uno è guarito basta, non bisogna fare vaccini“. Non la pensano così diversi colleghi di Giorlandino, va detto. Sergio Abrignani, membro del Cts, per capirci quello che vorrebbe “proteggere i vaccinati”, riteneva infatti che all’inizio “la scelta di vaccinare i guariti con una dose è stata fatta solo per risparmiare vaccini”, ma che “chi ha un test sierologico positivo può fare le due dosi con tranquillità”. Mentre Paolo Gasparini, membro esperto del Consiglio Superiore di Sanità, Direttore di Genetica Medica dell’università di Trieste, nei giorni scorsi aveva sottolineato come l’immunità naturale fosse “meglio di un vaccino”. “In presenza di anticorpi circolanti – spiegava – non si vaccina ma al massimo, trattandosi di una forma nuova di virosi, si monitora nel tempo la quantità di anticorpi per valutarne l’andamento”. E ancora: “Normalmente nei soggetti guariti da un’infezione virale e con anticorpi circolanti non si procede ad una vaccinazione. Non si capisce quale è il razionale per fare un’eccezione a quanto praticato nella medicina sinora e cambiare strategia nel caso del Covid19″.