Quando sui media leggi le interviste di membri dell’Establishment, le storytelling che ti offrono, subito non puoi che dichiararti d’accordo su tutto e con tutti. Riflettendo, e seguendo la stessa logica, potresti però, altrettanto tranquillamente, dichiararti in disaccordo su tutto e con tutti. Com’è possibile? Perché non siamo nella vita reale ma nel mondo della comunicazione. Tutto è comunicazione.
Esiste ancora la vita reale? Per alcuni di noi, meno ingenui della massa, penso di no. Passiamo da una bolla nera a una colorata e viceversa: possibile coglierle. Alcuni hanno cominciato a capire che tutto è comunicazione, quindi tutto è teatro. Di conseguenza noi siamo attori, però recitiamo sempre e solo ruoli subordinati. Due esempi. Sul mio carcinoma ci ho scritto un libro raccontando come mi sia trasformato in un attore teatrale per fingere che lui (il carcinoma) sia un banale soprammobile di cui io sono solo il magazziniere. E da due anni vivo (bene) immerso in questa fake truth. Oppure, prendiamo uno dei processi del Protocollo, quello mediatico: noi “giornalisti” fingiamo di raccontare dei fatti. In realtà seguiamo un copione che, sulla base di un canovaccio, elaborato da un pugno di “impresari” che l’hanno assegnato a degli “autori”, da loro ultra selezionati, per lo svolgimento. Questi la “trasformano” in una traccia per i “politici” chiamati a recitarla in pubblico. A questo punto noi giornalisti la sintetizziamo sui giornali. La fake truth è confezionata: sembra vera ma è falsa.
Eppure, come vecchio apòta, militante fin dalla più tenera età, dovrebbe essere per me più facile che ad altri individuare quantomeno la “verità prevalente” (mio copyright). E invece no. Ogni volta, faccio molta fatica a capire se una notizia è vera, ovvero è una fake news popolare o istituzionale, peggio una fake truth (cioè, al contempo vera e falsa). Chi fa questo mestiere dovrebbe avere come stella polare il versetto Matteo 5,17-37: “Sì, sì, no, no. Il dì più viene dal Maligno”. Impossibile attenervisi, almeno nella vira reale. Saresti subito punito, e proprio dal Maligno, sotto le vesti del tuo padre-padrone.
Come divertissement, applichiamo questo Protocollo alla crisi libica e chiediamoci se non sia una fake truth. Infatti com’è possibile che i due avversari facciano negoziare la pace a terzi e loro si rifiutino persino di incontrarsi? Oppure, applichiamolo alla campagna elettorale in Emilia-Romagna. Come ovvio, nessuno sa chi vincerà. Tutti i benpensanti paventano che vinca la Lega e si vada alle elezioni. Se anche fosse (io non ci credo, ma sbaglio tutti i pronostici), tranquilli, non succederà nulla. Scatterà il Protocollo. Così il Governo Conte Bis, senza fare nulla, perché questa è la sua mission, durerà, cincischiando, fino alla nomina del nuovo Presidente della Repubblica.
Su questo aspetto invece noi sappiamo già cosa succederà. Il Protocollo è chiaro. Il “nuovo” Presidente dovrà essere esattamente come il “vecchio” e verrà pescato, trattandosi di pièce teatrale, in una rosa di “attori” certificati. È un’epoca di mezzo questa, dominata dal Maligno, ci vuole tanta pazienza e le persone perbene devono fare continui passi indietro, perdendo dignità, se vogliono sopravvivere. Prosit!
Riccardo Ruggeri, 22 gennaio 2020