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Letta abbia coraggio: candidi Mario Draghi (e poi ci divertiamo)

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Mi riesce difficile comprendere gli alti lai che si son levati dalle gole di troppi per la caduta di Mario Draghi. Ma come – era il succo – date un calcio a Supermario? È pur vero che nessuno è profeta a casa propria, ma vogliamo mettere? Supermario è… e, a seguire, slinguazzate di elogi per il presidente uscente. Ma spesso il rischio di chi lecca è restarci con la lingua appiccicata. Ed è, questo, il caso del Pd.

Contrariamente a quel che codesto partito crede, noi italiani non siamo del tutto stupidi. Certo, errori ne commettiamo. Come lo commisero quelli che non avevano capito al volo che aprendo le porte di Montecitorio ai grillini le stavano aprendo a scappati di casa. Basti pensare che il loro attuale capo ha aperto una crisi di governo essendo il suo partito il primo sostenitore del governo. Se uno la racconta, nessuno ci crede. Comunque, a parte gli errori – pur imperdonabili – nel complesso non siamo stupidi, onorevole Letta.

Parla come un Messia, Enrico Letta: «Loro non sanno quel che hanno fatto», e non si capisce se invocava a Dio il perdono di “loro”. Non la comprendo, onorevole Letta: dov’è il problema? Se Mario Draghi fosse così prezioso – e lo è senz’altro – perché non lo candida premier alle elezioni autunnali venture? O lo fa o non lo fa. Se non lo fa, certamente non è perché teme il rifiuto dell’interessato, il quale, nel caso, saprà essere signore, si dirà onoratissimo, e troverà una scusa per toglierle ogni imbarazzo. Allora, se non lo fa, o teme di perdere sonoramente (Mario Monti docet) il che è in contraddizione con la sua affermazione di pochi giorni prima: gli italiani tutti, vogliono lui. Oppure ha in mente un uomo migliore: ecco, questo è il caso di quando la lingua, a leccar troppo, ci rimane appiccicata.

Se invece lo fa, non avrà via d’uscita: dovrà sostenerne la linea politica di questi quasi due anni. Per esempio, per il prossimo inverno, quando il virus, facilitato dai freddi, riprenderà a colpire, promettere che sarà ripristinato il green pass. Poi, il programma dovrà prevedere più armi all’Ucraina e, anzi, forse, chissà, la dichiarazione di guerra alla Russia. E per abbassare il prezzo dell’energia dovrà convincere gli Italiani che bisogna smettere con la politica scellerata «di decenni di scelte miopi e pericolose», come già Draghi ha lamentato, e continuare con la politica intrapresa dal medesimo, e cioè: niente nucleare, ridurre il carbone e incrementare eolico e fotovoltaico. Come farete a convincerli me la voglio proprio gustare, visto che negli ultimi decenni le scelte erano state: niente nucleare, ridurre il carbone e incrementare eolico e fotovoltaico.

Quanto a Mario Draghi, mi auguro risponda di sì alla ipotizzata proposta del Pd (e di chi, sennò? visto che tutti gli altri lo hanno mollato), così si vedrà quanto gli Italiani lo reclamano. Se crede nella bontà delle cose che stava facendo e che esse fossero per il bene dell’Italia, ecco, sarebbe in autunno il momento della verità. La partenza sembra incoraggiante: c’è l’appello di ben quasi 2 mila sindaci (6 mila mancano all’appello, ma non sottilizziamo). C’è lo stimolo del tetto al prezzo del gas, cosa che Roberto Cingolani ha definito addirittura «battaglia epocale». Quando la sentii, a me sembrò una sciocchezza epocale: perché mai, in tempi di accaparramento di gas a suon di sgomitate, i Paesi della Ue che sono più ricchi di noi (cioè quasi tutti) dovrebbero precludersi la possibilità di assicurarselo a svantaggio dei Paesi che hanno meno disponibilità economica (noi primi fra tutti)? Comunque, io d’economia non ci capisco nulla e mi taccio. Se può essere di incoraggiamento, una cosa posso assicurare: fiducioso, voterò per Mario Draghi, se mai dovesse candidarsi a premier col Pd. Così un voto, almeno il mio, lo avrete.

Mentre scrivo, mi sovviene che anche Matteo Renzi ha i titoli per candidare Draghi premier. Insomma, come si vede, nulla è perduto col voto dell’altro giorno: basta assicurare gli italiani che il meraviglioso programma del governo uscente rimarrà immutato, e voilà tutto tornerà come prima. Perché disperare?

Franco Battaglia, 25 luglio 2022

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