Letta spara la prima fesseria: il patrimonio di cittadinanza

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Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha rilanciato la sua proposta di aumentare la tassa sull’eredità, colpendo i più ricchi per finanziare un gruzzoletto da 10mila euro da fornire ai diciottenni. Ci sono varie considerazioni da fare di tipo tecnico e politico su questa ipotesi, lanciata in piena campagna elettorale, e che nel primo anno di applicazione equivarrebbe ad una patrimoniale da 4 miliardi.

Sotto un profilo strettamente contabile, evidentemente il segretario del Pd è a conoscenza di una nuova epidemia selettiva, che ucciderà solo ricchi, che per questa via possano finanziare un fondo giovani. Non si capisce come possa funzionare altrimenti questa imposta di scopo. A meno che non si pensi di creare un fondo per ogni diciottenne da 10mila euro a carico dell’erario, per poi riempirlo «a babbo morto».

Dal punto di vista erariale conviene ricordare come l’Italia sia in effetti un paradiso fiscale riguardo all’imposta di successione, ma solo sulla carta. Un recente rapporto Ocse dice che su 37 Paesi, solo 24 hanno la tassa sul morto e comunque essa rende pochissimo, con una media di gettito pari allo 0,5 per cento del totale delle entrate fiscali. In Italia si paga lo 0,4 per cento di meno. Sempre la medesima organizzazione internazionale dice che l’Italia ha un livello di tassazione dell’8% (questa volta sul Pil) più alto del resto dei Paesi sviluppati. La sintesi è semplice. L’eredità è ciò che si accumula dopo aver pagato le imposte per una vita, ebbene rispetto al resto del mondo noi paghiamo anno dopo anno molto di più e quando finiamo sottoterra c’è una piccola indulgenza, ma che certo non compensa decenni di ipertassazione subita.

Dal punto di vista più politico, siamo davvero sicuri che sia una buona idea inventarsi un Patrimonio di cittadinanza, destinato ai diciottenni? Non siamo sufficientemente pentiti dei 14mila euro che in diciotto mesi (è la durata teorica del reddito) diamo ai diciottenni che ne hanno i requisiti? Sono davvero questi gli incentivi per creare una chance di vita ai più disagiati? E resta un’ultima domanda che riguarda la sinistra nel suo complesso. È mai possibile che l’unica ricetta che hanno per risolvere i tanti problemi di questo Paese sia sempre e comunque quella di aumentare le imposte? In questo caso Letta ha scelto dal mazzo l’imposta di successione. Avrebbe potuto scegliere la casa (ci hanno provato), le auto, le barche, i cavalli o gli aerei (lo ha fatto Monti) oppure le manifestazioni di ricchezza: vai alle Maldive e – zac! – ti chiedo un contributo per un fine nobile e sacro.

Dice il segretario del Pd che potrebbe servire a ridurre le disuguaglianze. A sinistra non hanno ancora capito che essere tutti ugualmente poveri non è un obiettivo desiderabile.

Ps. Sull’altro fronte, quello del centrodestra, converrebbe non fare errori speculari. Nuovi programmi di spesa non sono di per sé biasimabili, solo a patto di sapere quali tagli di uscite si intendono fare per finanziarli. Altrimenti ci troviamo nella sindrome anche peggiore di quella Letta, scaricando sulle prossime generazioni tasse che oggi non si ha il coraggio di imporre.

Nicola Porro, Il Giornale 1° agosto 2022

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