Il piano Carbon Free deve avere un respiro più ampio. Se non ci sarà una visione condivisa dalla Cina agli Stati Uniti il concreto rischio sarà quello di avere in primis una Italia, e poi anche una Europa, sì con zero emissione di CO2 ma anche con un aumentato livello di disoccupazione e un comunque inarrestabile innalzamento dei livelli di inquinamento globali con il relativo incremento delle temperature.
Come si dice in inglese siamo una “drop in the ocean”, una goccia nell’oceano.
Ripeto: è sicuramente impopolare dirlo ma questo programma se così pensato non può oggettivamente funzionare. E abbiamo il dovere di essere oggettivi in questo caso! Il podio va alla Cina con un totale di 9.838.754.028,00 tonnellate di C02 emesse in atmosfera, seguita con grande distacco dagli Stati Uniti, in seconda posizione, con 5.269.529.513,00 tonnellate.
La prima nazione Europea è la Germania che si attesta in 6° posizione. E poi si fa un salto fino al 18° posto con la Francia. Siamo davvero sicuri che il problema sia l’Italia…o l’Europa? Siamo davvero sicuri di voler sacrificare un comparto così importante per l’economia Nazionale?
Ciò che dovremo fare è invece una operazione di forzatura verso i Paesi che veramente stanno contribuendo alla malattia del pianeta Terra, senza dimenticare la nostra direzione green, attuandola in tempi e modi ragionevoli, e oggettivamente realizzabili.
Per merito di tutti noi e della lungimiranza che ci ha contraddistinto nelle azioni che hanno radici lontane nel tempo, il problema NON siamo noi! Pur essendo i più virtuosi rischiamo di pagare il prezzo più alto.
Giordano Riello, 21 dicembre 2021