Il mondo della musica accetta la politica solo se contro Israele. Spieghiamoci meglio. Dopo quanto assistito al Festival di Sanremo, con Ghali e Dargen D’Amico in prima fila per parlare a sproposito di genocidio, siamo costretti a osservare un altro spettacolo poco edificante. Gli organizzatori dell’Eurovision Song Contest si stanno opponendo alla canzone che Israele spera di portare in concorso. Il motivo? Il testo è troppo politico. In realtà il brano, titolo “October Rain”, deve ancora essere reso pubblico, ma Israel Hayom ha riferito all’inizio di questa settimana che la canzone che sarà eseguita da Eden Golan – nata in Israele ed è cresciuta a Mosca dove il padre lavorava – alla kermesse organizzata a Malmo dovrebbe fare riferimento al massacro di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele.
Secondo quanto riportato da Ynet, l’Unione europea di radiodiffusione (Ebu) considera la canzone scelta per rappresentare Tel Aviv all’Eurovision violerebbe le regole ufficiali del concorso, che proibiscono qualsivoglia dichiarazione politica durante la competizione. Un portavoce dell’emittente pubblica Kan ha riferito al Times of Israel che l’emittente televisiva “è coinvolta nel dialogo con l’Ebu riguardo alla canzone che rappresenterà Israele all’Eurovision”. Il brano dovrebbe essere rivelato a inizio marzo durante un evento televisivo e non resta che capire cosa deciderà di fare Israele a tal proposito.
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Le prime indiscrezioni sul testo della canzone segnalano qualche possibile controversia politica ma nulla di eclatante. Come evidenziato dal Corriere, c’è una parola – “fiori”, così gli israeliani chiamano i soldati che stanno combattendo nella Striscia di Gaza – che però risulta difficile da interpretare per gli stranieri. Questi, invece, gli ultimi versi del brano: “Non resta più aria per respirare / Nessun posto, nessun me giorno dopo giorno”. Nulla di scandaloso, eppure i poliziotti della censura sembrano pronti ad entrare in azione.
Come anticipato, tutti possono parlare – anche senza possedere gli strumenti – di genocidio a Gaza, mentre è vietato sostenere la causa israeliana. I fan di Ghali & Co. ovviamente non proferiranno parola su questo doppiopesismo dell’indignazione a reti unificate. Per il momento, fortunatamente, la partecipazione di Israele all’Eurovision non sembra a rischio, anche se le campagne di diversi gruppi di attivisti per la sua estromissione continuano senza sosta. Con buona pace del buonsenso.
Massimo Balsamo, 23 febbraio 2024