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L’ex presidente della boxe Ue rompe il silenzio: “Con Khelif incontri iniqui”

Franco Falcinelli non ha dubbi: “Ha prevalenza di mascolinità: ecco perché Angela Carini non doveva salire sul ring”. E difende l’Iba

In un’accesa intervista rilasciata al quotidiano “Repubblica“, Franco Falcinelli, figura storica e influente del panorama pugilistico italiano, ha offerto il suo punto di vista sula controversia che ha scosso il mondo del pugilato femminile. Ex presidente della Federboxe e attuale presidente onorario dell’European Boxing Confederation (di cui era alla guida fino al 2022), Falcinelli ha espresso il proprio dissenso sulla decisione di permettere ad Imane Khelif di combattere, sottolineando i risultati delle analisi effettuate dall’Iba.

“Ha agito di istinto e ha sbagliato. Io l’ho detto cosa bisognava fare, ‘Walk over‘: Carini non doveva nemmeno salire per combattere per manifesta inferiorità. E non perché fosse più debole ma perché le condizioni di quell’incontro erano inique: l’avversario aveva una prevalenza di mascolinità”, afferma riguardo alla scelta di Angela Carini di salire sul ring e poi abbandonare dopo 46 secondi a causa dei “colpi molto forti” ricevuti da Imane Khelif.

Falcinelli, che più volte durante l’intervista si rivolge all’algerina al femminile, poi corregge il termine “avversario”, ammettendo che Khelif sia una donna, ma evidenziando: “Una donna che però, come mi sembra abbiano dimostrato chiaramente le analisi effettuate dall’Iba, aveva cromosomi maschili e una condizione che non aveva nulla a che fare con lo sport femminile”. Nonostante ciò, il CIO aveva ritenuto che Khelif potesse partecipare regolarmente ai giochi olimpici, basandosi sui documenti di identità e le analisi di una commissione terza e imparziale.

Il presidente Falcinelli prosegue: “Il Cio si è basato sui documenti di identità. Ma credo che in una situazione del genere non basti. E comunque mi sembra che l’Iba abbia prodotto gli esiti delle analisi che parlano molto chiaramente. Parliamo di analisi effettuate da un personale altamente qualificato che si è espresso non certo per alzare un polverone ma per tutelare la salute dell’atleta”. Analisi che non sono “contro” Imane o contro la taiwandese Lin-Yu Ting, ma che “servono a evitare un confronto tra un uomo e una donna che sarebbe stato molto pericoloso per la nostra pugile”.

Sostenitore dell’attuale presidente dell’Iba, Umar Kremlev, da tutti considerato inattendibile a causa dei suoi rapporti con Putin, Falcinelli non ha esitato a difendere l’operato dell’amico: “La presidenza Kremlev ha elargito benefici ai nostri atleti migliori. Ha aiutato le Federazioni dei Paesi in via di sviluppo, realizzando la formazione dei tecnici e soprattutto degli arbitri, giudici”. Questo nonostante l’Iba sia stata esclusa dal Cio per dubbi legati alla gestione finanziaria e alle accuse di corruzione degli arbitri. Secondo Falcinelli, dietro all’esclusione dell’Iba dal Cio e in generale della Russia dalle Olimpiadi ci sarebbe ben poco di logica dello sport. Bensì la politica: “Una valutazione degli Stati Uniti e dei paesi occidentali tutta politica per colpire Putin”.

Falcinelli conclude la sua posizione con forza: “Sì sono amico di Umar Kremlev, perché presidente di una delle più grandi e prestigiose Federazioni di Pugilato del mondo: la Russia. Ho sostenuto la sua elezione alla guida dell’Iba perché negli ultimi 50 anni nessuno dei suoi predecessori è riuscito ad assicurare alla Federazione Internazionale di Pugilato uno stato di indipendenza e di benessere economico come quelli ottenuti durante la gestione Kremlev. E non mi interessa da chi arrivano questi soldi. Io so il bene che ha fatto per l’Italia”.