Cronaca

Il jihadista sbarcato a Lampedusa? Una lezione ad Apostolico & Co.

La brutale esecuzione di Bruxelles dovrebbe insegnare qualcosa su trattenimenti e rimpatri a certi magistrati

attantatore bruxelles lampedusa

Torna l’incubo terrorismo in Europa, sale il livello di allerta dopo la tragedia avvenuta lunedì a Bruxelles. L’attentatore, il tunisino Abdesalem Lassoued, era arrivato a Lampedusa nel 2011 a bordo di un barchino, come migliaia di migranti in queste settimane. Dopo una permanenza in Italia è andato in Svezia, da dove sembra sia stato espulso. Tornato in Italia, nel 2016 è stato identificato a Bologna dalla Digos come radicalizzato, pronto ad aderire alla jihad e a combattere. Monitorato dall’intelligence e poi sparito nei radar, nel 2019 s’è visto negare il diritto all’asilo. Eppure è rimasto in Europa, in Belgio, dove due giorni fa ha spezzato due vite in maniera brutale. Una storia dolorosa, dalla quale è necessario trarre giovamento a partire da un dossier piuttosto rovente: i rimpatri.

Appena arrivato in Italia, Lassoued aveva infatti abbandonato un centro per i rimpatri, gli attuali Cpr. Il suo potrebbe essere solo uno dei tanti casi di potenziali terroristi in circolazione. E la discussione non può ricadere a quanto accaduto nell’ultimo periodo in Italia, con i giudici scesi in campo per sconfessare il decreto Cutro. La toga rossa Iolanda Apostolico, imitata in un secondo momento dal collega Cupri, ha deciso di non convalidare i trattenimenti nel cpr di Pozzallo disposti dal questore di Ragusa nei confronti di diversi migranti. Una volta rilasciati, quattro di loro sono scappati facendo perdere le tracce. Possono girare liberamente per l’Europa e potrebbero rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza italiana e non.

La brutale esecuzione di Bruxelles dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme, convincendo i talebani della bontà di certe misure per l’integrità di tutti noi. La procedura rapida di rimpatrio è una necessità, non una misura propagandistica: ospitare i migranti in un Cpr – monitorati – finché non si decide se rispedirli in patria o concedere asilo è il modo migliore per evitare pericoli di qualsiasi tipo. Soprattutto se parliamo di un passaggio chiave dal punto di vista dell’immigrazione, essendo Lampedusa la porta europea per l’approdo dei profughi (o dei clandestini). Le procedure accelerate alla frontiera si basano sulla possibilità di garantire il diritto di asilo a chi arriva, ma nel giro di quattro settimane e prevede la possibilità di fare il rimpatrio. Ma il trattenimento è indispensabile, con buona pace di certi magistrati dediti a scendere in piazza al fianco delle ong.

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