“Li abbiamo sanzionati”. Le femministe rivendicano l’assalto a Pro Vita

L’attacco nella Giornata contro la violenza sulle donne. Per Non una di meno non tutte meritano di essere difese

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NicolaPorro.it (2)

Il fascismo degli antifascisti, la violenza brutale di chi sventola la bandiera della pace (a giorni alterni). La Giornata contro la violenza sulle donne si è trasformato in una sorta di regolamento di conti per femministe e trans di Non una di meno, protagoniste di una manifestazione a Roma alquanto bizzarra tra Tav, Palestina e simili. Sì perché il corteo si è trasformato in un assalto contro la sede di Pro Vita & Famiglia di viale Manzoni: lanci di bottiglie, fumogeni e scontri con gli agenti. Ma non è tutto.

All’interno della struttura di riferimento di Pro Vita & Famiglia la polizia ha trovato un ordigno esplosivo. Non esattamente un petardo secondo gli esperti, ma un marchingegno confezionato da mani esperte e ripieno di polvere pirica. In altri termini, in caso di esplosione avrebbe provocato gravi danni. Un episodio con fermezza anche dal primo ministro Giorgia Meloni – un po’ meno dalla sinistra, ma non siamo sorpresi.

 

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Non paghe dell’azione contro Pro Vita, le attiviste di Non una di meno hanno rivendicato l’attacco con orgoglio. Il linguaggio rimanda a tempi bui: “Abbiamo sanzionato la sede di ProVita&Famiglia, espressione del patriarcato becero e anti-scelta. Sui nostri corpi scegliamo noi! In Italia l’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato”. Tra una schwa e l’altra, non è mancato naturalmente il piantolino per gli scontri con gli agenti, “rei” di aver arginato le violenze.

La geniale teoria delle transfemministe è ormai chiara: nella Giornata contro la violenza sulle donne non tutte le donne meritano di essere difese, basti pensare alle attiviste di Pro Vita. Come se possa esserci una distinzione: alcune vanno difese, altre possono essere condannate a morte. Ma non si tratta dell’unico esempio possibile: certe associazioni sono note per difendere con le unghie e con i denti le donne palestinesi, senza spendere una parola per le donne israeliane, molte delle quali vittime di stupri e violenze da parte dei terroristi di Hamas. Ma ribadiamo: non siamo sorpresi.

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