Dagli Stati Uniti all’Antitrust, TikTok è il nuovo nemico di tutti. E no, non è un bel segnale. Andiamo per gradi. Dopo le notizie circolate nelle ultime settimane, ieri la Camera statunitense è passata ai fatti: approvata a larga maggioranza, con 325 voti favorevoli e 65 voti contrari (15 repubblicani e 50 democratici), la legge che potrebbe portare al bando del social network made in China. La misura imporrà il divieto di utilizzare il social network fino a quando non taglierà i ponti con la sua società madre ByteDance e, più in generale, con Pechino. Il motivo di questa stretta? Ragioni strategiche: con la piattaforma la Cina potrebbe controllare i dati di 170 milioni di cittadini americani. La stessa cosa che fanno gli altri social, ma per Meta & Co. va bene. Ma non è tutto.
Notizia di poche ora fa è la decisione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato di irrogare una sanzione di 10 milioni di euro in solido a tre società del gruppo Bytedance Ltd, ovvero l’irlandese TikTok Technology Limited, la britannica TikTok Information Technologies UK Limited e l’italiana TikTok Italy Srl. L’attività istruttoria a consentito di accertare la responsabilità di TikTok nella diffusione di contenuti suscettibili di minacciare la sicurezza psico-fisica degli utenti, specialmente se minori e vulnerabili. Inoltre, si legge in una nota riportata da Nova, la piattaforma non ha assunto misure adeguate ad evitare la diffusione di tali contenuti, non rispettando pienamente le linee guida di cui si è dotata e che ha reso note ai consumatori rassicurandoli che la piattaforma è uno spazio “sicuro”.
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Interventi stigmatizzati da Pechino e dai vertici di TikTok, che ci hanno messo poco a passare alle minacce. Il governo cinese ha promesso di adottare “tutte le misure necessarie” per “tutelare” i suoi “diritti legittimi”, puntando il dito contro Washington tanto da parlare di “atto di bullismo”. Il Ceo di TikTok, Shou Chew, è pronto allo scontro legale, senza dimenticare le possibili ripercussioni per i lavoratori: in caso di via libera del Senato al provvedimento, sarebbero a rischio 300 mila posti di lavoro.
Il dossier privacy è fondamentale, sia chiaro: la sicurezza prima di tutto. Ma che senso ha mettere al bando una piattaforma? Oppure comminare maxi-multe solo dopo la prima mossa a stelle e strisce? Il mancato intervento sulle altre realtà social conferma una “soluzione ad hoc”, ma soprattutto questa stretta è nemica della libertà: così non si rispetta l’economia di mercato e la concorrenza leale. Un assalto strumentale, è il sospetto. E la decisione di Joe Biden non può che confermare questa impressione. Sicuramente più saggia la posizione di Donald Trump. Pur affermando di continuare a considerare TikTok una minaccia alla sicurezza nazionale, il tycoon ha evidenziato perché metterlo al bando sarebbe una cattiva idea: “Se si mette al bando TikTok, Facebook e gli altri, ma soprattutto Facebook, ne beneficeranno. E io credo che Facebook sia molto disonesto, sia molto negativo per il nostro Paese, soprattutto per quello che riguarda le elezioni”. Seguiranno aggiornamenti, ma una cosa è certa: questo assedio è un’idiozia.
Massimo Balsamo, 14 marzo 2024
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