La mutazione sociologica si nutre di comunicazione e finisce per mutarla a sua volta. L’ex calciatore Francesco Totti, detto “Pupone”, ha un’altra passione, una giornalista figlia di giornalista, sempre lo stesso modello delle precedenti, ma questo sì che è notevole – l’idolo delle folle calcistiche passa dalle soubrettine alle influencer e finalmente approda a una che non dovrebbe entrarci niente, che dovrebbe restare dall’altra parte della barricata. “Ma lasciatelo perdere” dice la gente che non si perde un dettaglio “fatelo scop*** con chi vuole”, e poi conclude al solito modo del qualunquismo moralistico: “Con tutte le cose orrende che ci sono al mondo”. La gente, il pubblico plebe di quel genere eterno ma in perenne mutazione che è il gossip, non ha capito niente ovvero l’ha capita al contrario: non sono Pupone e la sua nuova musa, questa Marialuisa Jacobelli, che ricorda la Ekberg della Fontana di Trevi, “Puponeee! Come here!”, non sono loro a non essere lasciati stare: sono loro che non lasciano stare la plebe peraltro affamata di simile pruderie incombente come la nube tossica nucleare.
Certo, che degli amorazzi di Pupone si preoccupa solo lui, al netto delle invidie fantozziane, da bar sport, ma attenzione: la faccenda va letta in controluce. Per cominciare, appare strampalata non solo o non tanto la notizia, che in sé non esiste, ma come viene spiattellata: questi due che “entrano in un famoso albergo della Capitale e si trattengono per circa 90 minuti quindi escono”. Chi è pratico di questo mestiere sa benissimo che certe combinazioni non esistono ovvero sono meticolosamente preparate, concordate: il cronistino gossipparo baciato dal dio delle coincidenze esoteriche che conta i minuti e aspetta al varco, in particolare due vip che hanno finito di praticare, non si pone in natura, ogni cosa è sistemata al minuto (ed è anche da escludersi che sia stato allertato dal congierge, come in un racconto di Simenon); dopodiché quelli escono e, casuale, come no, scocca lo scambio di battute tra colleghi, il molesto in attesa e l’altra, ancora lievemente provata dall’allenamento pomeridiano: “Eeh, due più due fa quattro”; “Quindi lei conferma la liaison?”. “Sì”.
E su! Nessuno, pizzicato sul fatto, o sul letto, arriva così serenamente ad ammettere il misfatto o meglio non ci arrivava fino a ieri: oggi è altra storia e non si nasconde più la articolata, puntigliosa preparazione degli uffici stampa, dei manager, dei media che da ficcanaso si sono trasformati in megafoni. La mutazione antropologica della società, in essa dei media, è continua e continuamente orientata al peggio. A questo punto l’utente gossipparo potrebbe porsi il cui prodest, a chi giova una operazione talmente scoperta: di solito, ci sono prodotti da vendere, programmi, progetti, business vari o semplicemente una faccia; sarà un caso (ma non lo è), ma sulle pagine mediatiche si scopre della tentazione diabolica di Pupone di rimettersi a giocare: una follia a 48 anni, che probabilmente serve a rilanciare altre quotazioni, dirigenziali o altrimenti istituzionali. Per lei è la stessa cosa e probabilmente lo scopriremo solo vivendo, già in queste ore, cosa davvero bolle in pentola. La mutazione antropologica sta precisamente in questo, nella totale naturalezza con cui si squadernano i fatti privati per motivi diversi, orientati al soldo: magari Pupone voleva “mandare un messaggio” non solo alla ex moglie televisiva con cui sta ancora in causa, ma anche alla giovane che l’ha sostituita. Totti e Ilary, fate vobis, sono il primo esempio italiano di coppia deflagrata tipo bombardamento a tappeto, i Ferragnez vengono dopo, e tutto intorno, schegge di “borze”, di Rolex, di milioni che ballano, oltre centoventi fra tutti e due. La storia pare destinata a ripetersi circolarmente, essendo questi i comandamenti della comunicazione che ha fagocitato l’informazione.
Quantum mutatus ab illo! Chi scrive ha 60 anni, non pochi ma neppure un’anagrafe giurassica, e ricorda il fastidio, evidente, esibito, del campionissimo Gianni Rivera quando lo provocavano sulla storia, tenuta il più possibile riservata, con Elisabetta Viviani, una che alla fine venne lasciata dal calciatore proprio perché si concedeva qualche spiffero di troppo coi giornalisti; Rivera in quei tardi ’70 era al crepuscolo di carriera, sembra ieri e sembra un Medioevo fa. In tempi recenti, l’ex giocatore di serie A Carlo Petrini, scomparso a causa del doping, confidava a chi scrive: “Noi ce le scop****, questi se le sposano!”. Appena due decenni fa. Nel frattempo tutto si è rimescolato un’altra volta, e, diremmo, in modo non migliore, non più decente: a difendere, ma per quanto ancora, una parvenza di riservatezza è rimasto solo il ventitreenne tennista Sinner, ma anche lui in impercettibile ma inevitabile mutazione genetica. Al gossip ipermediatico non si scappa e non si resiste; ed è notevole la nuova categoria di queste giornaliste all’evidenza più simili a modelle o influencer. E spregiudicate, affamate di una visibilità che sembra non bastare mai.
Oggi ogni potenziale conflitto d’interessi si risolve in concerto, la regola aurea è “ognuno faccia quello che gli pare”, che è diversa dal mafioso “ognuno si faccia i fatti suoi”, è l’esatto contrario: ognuno si faccia i fatti degli altri, che non aspettano altro, che te li impongono e non si scompongono più, anzi ci godono. Il paparazzo da complice, ma sempre infido, tollerato ma in fondo detestato, mutato in sodale e magari socio del vip, senza scrupoli di sorta. Siamo oltre la logica, anche quella al contrario degli influencer, siamo a comportamenti che di naturale, almeno nel senso della tradizione sociale, del costume sociale, non sembrano avere più niente, ma si naturalizzano con la forza del fatto compiuto; resta l’ultima e unica regola come la diceva quell’impresario di pugilato: “Non è mai per soldi: è sempre per soldi”.
Max Del Papa, 24 ottobre 2024
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