Mio papà sosteneva che, durante il ventennio, erano antifascisti dichiarati solo operai, braccianti, ebrei, e appena 1% di accademici. Dato questo certificato: su 1251 professori ordinari solo 18 (diciotto) non giurarono fedeltà al Fascismo. Nel 1945 ritroviamo invece tutti i 1251 intellettuali fra gli antifascisti, alcuni diventeranno persino Padri della Patria (leggetevi, grazie al Web, le loro miserabili giustificazioni).
E oggi? Per colpa di quattro poveretti ottusamente “competenti” siamo ripiombati negli anni Trenta. Imbarazzante il caso dell’espulsione dal Salone del Libro di una casa editrice già accreditata. Come dice il magistrato (lui sì liberale nature) Carlo Nordio l’espulsione di Altaforte non è un errore ma un crimine. Ho studiato e mi sono acculturato con il libri editi da Feltrinelli, mai mi sono posto il problema che l’editore fosse un terrorista comunista (classificabile fra i morti sul lavoro), e neppure che i suoi manuali terroristici siano stati trovati nei covi degli assassini rossi (derubricati a compagni che sbagliano). Perché? Ovvio, essendo un antifascista vero mai mi sarebbe passato dalla testa di associare i comportamenti criminali di un editore e i libri che pubblicava. Solo i “nazisti” bruciavano i libri e i “fascio-comunisti” li vietavano, che è poi la stessa cosa che fanno questi loro nipotini 2.0. Il libro, per noi cittadini perbene, figuriamoci per me pure piccolissimo editore, è un oggetto sacro, il tabernacolo di tutte le libertà: chiunque lo tocchi è un fascista, di destra o di sinistra poco importa.
Cari colleghi delle élite datevi una calmata, lasciate che i cittadini votino per chi vogliono loro, senza bombardarli di fake truth. Questo è il principio base della democrazia. Quindi: “Alle urne! Alle urne!” ma sorridendo. Nella vita si vince e si perde, e proprio per questo la vita è bella, perché varia. Vi prego, non inventatevi lo scoppio della Terza Guerra Mondiale per un voto pro o contro l’uno o l’altro. Non vi accorgete che state scivolando nel girone dei venerati maestri?
Riccardo Ruggeri, 18 maggio 2019