Licenziamenti, il governo prepara un decreto ingiustizia

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Oltre il 50% dei bonus dello scorso anno sono andati alla parte più ricca della popolazione. Veronica de Romanis ha di recente citato l’audizione che fece più o meno un anno fa il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, per segnalare il rischio di un crescente “debito cattivo” in questa crisi senza fine. Mentre Giuseppe Pisauro si riferiva ai bonus – dalle biciclette ai monopattini – erogati come fossero una panacea ai tempi del primo lockdown, oggi ci ritroviamo ancora a discutere di blocco dei licenziamenti. Ed è ancora peggio di allora. Lo hanno dimostrato in tanti: la misura da socialismo reale che l’Italia ha introdotto in barba all’europeismo di facciata, non è servita, prima ancora di essere opinabile. In Italia nel 2020 – a blocco vigente – l’occupazione è calata più che in ogni altro Paese europeo (solo a Spagna e Grecia è andata un po’ peggio). In queste ore stiamo aspettando il nuovo decreto del governo che contrariamente a quanto avviene nella Ue finirà per ribadire la misura in alcuni settori produttivi, aggiungendo iniquità all’inutilità.

A convincere il ministro del lavoro, Andrea Orlando, è bastata la retorica del segretario generale della Cgil e degli altri leader sindacali accorsi in piazza appena le misure anti-distanziamento lo hanno consentito. La tragedia consumatasi nel Novarese – con la morte del sindacalista nel settore della logistica – non ha aggiunto ragioni, ma solo emozioni a un problema che richiederebbe uno sguardo più lucido e coerente.

Tre argomenti credo che possano bastare:

1. Non possiamo essere un Paese europeista a intermittenza. Ancora di più: l’europeismo invocato da tante forze politiche contro altri partiti convertiti sulla via di Bruxelles, non può essere solo un’arma retorica. O l’Europa si sbaglia, considerando il blocco dei licenziamenti una follia, oppure il governo Draghi – che tanto appare ascoltato ai vertici internazionali – dovrebbe avere il coraggio di indicare questa strada come un esempio da imitare. Ma nessuno ci imita. Ci sarà un motivo. No?

2. Che cosa c’entra il blocco dei licenziamenti con la sicurezza sul lavoro? E che cosa c’entra la morte del sindacalista di Novara con la sicurezza sul lavoro? C’è sempre bisogno di ragionevolezza, soprattutto in questi tempi di fragilità emotiva e di insicurezze – la pandemia ci ha reso tutti più instabili – occorrono analisi, come ha scritto di recente Giuliano Cazzola, invocando la memoria di Bruno Trentin contro la prosopopea di Maurizio Landini. E le analisi dimostrano che il blocco dei licenziamenti, oltre che essere una misura anti-europea, è un provvedimento inutile e dannoso per il mercato del lavoro.3. Siamo sicuri che il modo più efficace per governare il nostro Paese sia quello di seguire gli strascichi dei rituali di piazza agitati dalle organizzazioni sindacali? Cito ancora Cazzola, che di sindacato se ne intende, e che non può essere etichettato come suggeritore dei padroni: “I sindacati non sanno gestire il presente e si abbarbicano a un passato che non ha futuro”. Il governo dei migliori non ha nulla di meglio da suggerire che indicare la strada tracciata da chi ormai rappresenta più pensionati che lavoratori attivi?

Antonio Mastrapasqua, 29 giugno 2021

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