Qui si parla di gente forse leggerissimamente sopravvalutata, per esempio, senza fare il nome, Milena Gabanelli, la guru di Report, quella che faceva inchieste, che trovava il marcio pure nel caffè, che quando si faceva vedere, così secca, puntuta, e annunciava, “questa serra…”, il mondo tremava. Perché, oh, erano inchieste colle palle, che non guardavano in faccia nessuno (quasi), che erano la bocca della verità, a prova di debbunker, con due b che fa più romano, più Open, più riggoroso, Milena tutta la vita. Io ebbi modo di scambiare qualche battuta con una sua collaboratrice di chiara fama, altrettanto dura e pura, e ne trassi l’impressione di una setta, noi di Report siamo il bene, tutto il mondo è il male.
Veniva fuori qualche omissis, qualche partigianeria dalle inchieste di Report? Che sarà mai, ma vuoi mettere, in questo mondo di ladri e disinformatori, Milena, dieci cento mille Milene, Gabba-Gabba-Hey. Così non ci stupimmo quando Lei divenne la candidata totale dei grillini, totale per dire a tutto, dal Colle alla Bocciofila passando per la Rai. Adesso Gabba fa l’inchiestista dalla parte giusta sul Corriere, una via di mezzo tra Irene Brin e Oriana Fallaci, e da quelle colonne d’Ercole dell’informazione libera manda suggerimenti simili a vaticini o meglio a diktat di Putin. L’ultimo è straordinario, contro il caro bollette e la dipendenza energetica dalla Russia, lavare le stoviglie a mano in acqua fredda. Pensare che era così facile, basta poco, che ce vo’? Certo, non si risolve tutto subito, precisa Gabba, che ragiona, ma intanto è un segnale, un poco a poco, una “posizione collettiva”: sì, a 90 gradi (non di temperatura).
Che splendore, la posizione collettiva, il trionfo della massa contro l’individualismo, tutti a far le lavandaie alla fonte, piatti e mutande con l’acqua piovana, ghiaccia, una roba da Siberia. Regolarsi no, le centrali nucleari no, che poi ci son le scorie, poi l’atomo è di destra, lo sappiamo, è dalle cazzate radicali del 1987, purtroppo sposate da Craxi, che ce l’hanno insegnato, “nucleare? No, grazie” e vai col sole che ride, ride, ride, ma che cazzo vuoi ridere. Il nucleare fatto in casa no, quello francese trasportato da colonne di automezzi inquinanti certo, trivellarci in casa finché ce n’è giammai, meglio passare dal 23 al 40% di importazione, dunque dipendenza, dal gas russo, e poi la favola da drogati delle energie alternative, resilienti, i pannelli, fatti in Cina, inquinantissimi, i mulini a vento, 24 miliardi per un terawatt invece di 4 con una centrale, la bolletta che in vent’anni più che lievitare esplode e ancora non basta, la Ue che come al solito si trastulla, la Merkel, che oggi invocano come salvatrice dell’Europa, che si lega mani e piedoni a Putin e a Erdogan. Poi, toh, scoppia un’invasione e siamo tutti col culo scoperto e scendiamo in piazza con la faccia color Donbass, pronti per i selfie e l’apericena, contro la dittatura in Ucraina dove Kiev è spopolata come Roma ma non diciamolo, non è euroliricamente corretto, e lavandoci il suddetto culo con l’acqua gelida secondo Gabanelli risolviamo. Perché è una “posizione collettiva”.