Alla fine di questo 2024 quali sono per voi le trasmissioni top&flop dell’anno? Escludiamo i talk politici – per ovvie ragioni essendo su questo portale – iniziando a citare soltanto la sorpresa e novità dell’anno, Francesca Barra: ironica, affonda con la capacità di aspettare e infilza con un sorriso più letale dei suoi stiletti, da sogno, pensionando quelli di Lilli Gruber.
Top tv
1) “Gialappa’show” più che un programma un susseguirsi di creatività geniale, caustica, mimetizzata da intrattenimento ha più livelli di visione: chi vuole ridere e chi comprende che una risata ci seppellirà.
2) “Che ci faccio qui” di Domenico Iannaccone. Docufiction? No: Domenico Iannaccone ci mostra inchieste tra Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini: inchieste morali che hanno il candore di Comencini, l’ironia di Ugo Gregoretti, il rigore di Sergio Zavoli la ricerca di temi degni di Elio Petri.
3) “112 le notti del radiomobile”. Un presidio non solo alla illegalità ma il racconto dello scrittore Claudio Camarca (qui autore, regista e voce fuori campo) sulle sirene della notte: quelli che si perdono nel canto di vite buttate via e quelle dei Carabinieri che in un docufilm in presa diretta ci mostrano la propria umanità perché le vite non siano davvero sprecate. Unico.
4) “Quante storie”. Dagli anni 90 di “Cult book”, ideato da Giovanni Minoli, non si assisteva ad una trasmissione dedicata ai libri così dinamica, moderna, innovativa e non noiosa. Consigliata a chi legge perché vivere non gli basta ma anche a chiunque voglia essere affascinato dalla letteratura non impolverata. Grazie a Giorgio Zanchini che conducendola ci ricorda cosa è la cultura: educazione e competenza non esibita.
5) “Le ragazze”. Francesca Fialdini si conferma come la speranza di una televisione rivoluzionaria. Come ai tempi di Sandro Curzi ma senza tempo. Raccontando le storie di donne che non inventano storie ma le hanno vissute, un programma che ci invita alla rivolta tanto urlata da Landini ma che parte dalla cultura di essere (umani)
Flop tv
1) Storie Italiane. Quest’anno al primo posto distacca tutti. Eleonora Daniele, dea Anubi della tv, riesce a far trasmigrare qualsiasi episodio di cronaca in una telenovela con la velleità del giornalismo. Ex voce ufficiale delle cerimonie ufficiali della Rai, si mormora che nei camerini tra un morto e uno scandalo canticchi
“Viva la RAI
Se sarai buono il tuo omicidio vedrai
Oppure no
Dipende dal funzionario RAI
In Viale Mazzini
Ci giocano i bambini
Mentre tu, vivi grazie alla RAI TV
In fondo è la tua mamma
Ti allatta dall’antenna
Mamma RAI, non ti abbandona mai… se no guai!”
2) “ciao ma’”. Il conduttore e ideatore Pierluigi Diaco è un genio ed è indiscutibile. Trattiene gli spettatori come si trattengono le pensioni. Detto “Pigi” è un genio perché rappresenta e si presenta come l’ultimo dei Raicani: servilismo aziendale ma mensa offerta ai telespettatori.
3) Che tempo che fa. Da presentatore è diventato il miglior Ufficio stampa della tv, Fazio è un Ricky Cunningham che ci fa sempre rimanere su “happy days”. Marchette di libri, film, serie tv dimostrando il suo potere che un tempo muoveva le vendite dei “prodotti” ma adesso solo il suo contro corrente prevedibile come le sue domande.
4) Propaganda Live. Zoro, a cui manca sempre una r, per sporcarsi le mani si sporca la bocca da intoccabile. Propaganda la sinistra… ma è il democristano che tutti vorremmo incontrare sul pianerottolo o al bar per un cappuccino. Graffia senza mai affondare le fauci e questo lo inchioda a ciò che è il programma: sorrisini, ammiccamenti. Ma sino a pochi anni fa non eravamo dalla parte del torto?
5) Barbara D’Urso. Non capiamo perché non lotti per farci sapere cosa farà. Ha dato il pomeriggio a professionisti come Matano e Mirta Merlino. Disgrazie in esclusiva e poi ospiti a una tavola rotonda a parlare del nulla. Come se la cronaca raccontata prima non fosse a colpi di flop share. Ridateci la tenera e rassicurante Barbara D’Urso o una Monica Setta, vera rivelazione 2024, lei si Tante idee – su donne, ragazzi, informazione- ma sincere, come una tv progresso.
Gian Paolo Serino, 31 dicembre 2024
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