Sull’affaire Sangiuliano-Boccia c’è poco da dire: o tempora, o mores! Questi sono i tempi e i costumi. Sul piano generale, la ben poco edificante vicenda chiama ancora in causa i criteri con i quali il nostro sistema democratico, in tutte le sue declinazioni di colore, seleziona la sua cosiddetta classe dirigente. Dopo decenni di attenta osservazione, abbiamo l’impressione che lo spazio riservato alla competenza, normalmente acquisita attraverso una faticosa gavetta, sia sempre più esiguo, a tutto vantaggio di una serie di attributi piuttosto discutibili che lasciamo alla fantasia del lettore.
In merito al caso in oggetto, molto brevemente, il comportamento dei protagonisti e di una certa parte dell’informazione, segnatamente quella di orientamento sinistro, è imperdonabile, senza se e senza ma. Lo è stato certamente quello dell’ex ministro Sangiuliano, il quale si è reso responsabile di una inverosimile successione di clamorosi passi falsi – su tutti, come correttamente rilevato da Vittorio Feltri, l’idiozia di portarsi in ufficio la donna che porti a letto. Possiamo comprendere che le umane debolezze risparmiano solo i santi, che notoriamente si trovano solo in Paradiso, tuttavia quando si rappresenta il Paese ai massimi livelli, occorrerebbe sempre tenere ben in funzione il cervello, evitando di dare troppo ascolto ad alcuni incontenibili istinti.
Ma anche la signora Maria Rosaria Boccia, che la citata stampa sta presentando come una novella Giovanna D’Arco, ha manifestato una imbarazzante faccia tosta nel rivendicare i “meriti” di un incarico prima conferito e poi revocato, le cui modalità di attribuzione non entreranno certamente nei libri di scuola. In tal senso, l’irresistibile smania di arrampicarsi dell’imprenditrice/influencer sembra aver messo in secondo piano i sempre più antiquati e noiosi scrupoli morali.
D’altro canto, se l’espressione di un così involgarito machiavellismo, in cui ogni più ambizioso fine giustifica qualsiasi mezzo, non dovesse trovare un qualche argine nel nostro sistema democratico, affetto da ipertrofia di ruoli e di incarichi, ne vedremo ancora delle belle.
Claudio Romiti, 8 settembre 2024
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