L’ho detto e lo ribadisco ancora una volta: sono totalmente in disaccordo con la decisione assunta dal dirigente dell’Istituto comprensivo di Pioltello di sospendere le attività didattiche il prossimo 10 aprile per consentire ai tanti studenti di fede islamica di poter festeggiare la fine del Ramadan. Perché si tratterà anche di una scelta orientata al pragmatismo, essendovi nell’istituto milanese circa il 40% di alunni musulmani, ma il tanto richiamato principio della laicità della Scuola non può valere solo ed esclusivamente per i simboli della cristianità, e poi d’improvviso venir meno se di mezzo c’è l’Islam. Serve coerenza. Soprattutto da parte di chi è sempre tanto celere ad urlare a gran voce al laicismo e a scandalizzarsi per un presepe nell’androne di una scuola.
Si badi bene, però: quanto appena asserito non equivale a dire che l’unica soluzione atta a scongiurare il riproporsi di un caso come quello di Pioltello sia l’introduzione di un tetto massimo di alunni stranieri nelle classi. Anzi, tutt’altro. La proposta avanzata in queste ultime ore dai ministri leghisti Salvini e Valditara appare infatti molto propagandistica ma poco pragmatica. Innanzitutto, un tetto massimo al numero di studenti stranieri nelle classi esiste già dal 2010, allorquando fu introdotto da una circolare dell’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (governo Berlusconi IV), ed è tuttora in vigore.
Nello specifico, la circolare in questione stabilisce che la percentuale di alunni stranieri non possa essere superiore al 30% del totale degli iscritti in ciascuna classe, e ciò, allo scopo di garantire un’equa distribuzione degli studenti di cittadinanza non italiana. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Nei fatti, il leader della Lega vorrebbe semplicemente riprendere un provvedimento già in vigore da quattordici anni e rivederlo al ribasso, spostando il tetto massimo dall’attuale 30% al 20%.
Un limite peraltro difficilmente rispettabile in determinate realtà a fortissima concentrazione di immigrati, ove già la circolare recante la firma di Mariastella Gelmini aveva a suo tempo dovuto disporre una flessibilità maggiore rispetto al tetto massimo fissato per “oggettiva assenza di soluzioni alternative”. Il rischio è che, ancora una volta, in quelle determinate realtà con elevata presenza di alunni stranieri, il tetto massimo del 20% sponsorizzato dalla Lega non possa attuarsi per mancanza di soluzioni alternative (come recentemente prospettato anche da un alleato di governo della Lega, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti).
C’è poi un ulteriore errore di valutazione che Salvini e Valditara commettono quando parlano di studenti stranieri e paventano l’impossibilità per un docente di spiegare in caso di presenza in classe di più del 20% di alunni di cittadinanza non italiana. La non italianità della cittadinanza, infatti, non equivale necessariamente ad una scarsa conoscenza della lingua italiana. La maggior parte degli alunni stranieri possiede infatti una buona padronanza della lingua italiana, trattandosi di giovani spesso e volentieri nati o cresciuti in Italia. Pertanto, sarebbe doveroso compiere un’adeguata distinzione tra alunni stranieri e alunni cosiddetti “Nai” (nuovi arrivati in Italia), questi ultimi presenti in percentuale assai ridotta rispetto alla totalità degli studenti stranieri.
Perché, é intuitivo che prevedere un percorso personalizzato per un giovane neo arrivato in Italia sia sacrosanto. Così come appare necessario, per ovvie ragioni didattiche, dover distribuire equamente gli allievi “Nai” nelle varie classi. Altra cosa è invece includere nel calderone degli alunni con esigenze di fruizione di percorsi personalizzati tutti gli studenti di cittadinanza non italiana, ivi compresi i nati in Italia. Così facendo, si fa presto a trovarsi cucita addosso l’etichetta del razzista e ad essere bollato come “nemico giurato degli immigrati”.
La proposta dei due ministri leghisti, Matteo Salvini e Giuseppe Valditara, è pertanto potenzialmente inattuabile in quelle stesse realtà (poche) ove dovrebbe venire attuata, fortemente ideologizzata, e assai fuorviante, in quanto tiene conto solo ed esclusivamente della cittadinanza, e non delle effettive competenze linguistiche degli studenti non italiani. Un’idea destinata dunque a rimanere tale, e sconfessata peraltro a tempo di record dagli stessi alleati di governo di centrodestra. Bocciati.
Salvatore Di Bartolo, 5 aprile 2024
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