Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.
“Trump non può essere rimosso (impeached) per comportamenti che non costituiscono un reato”. “Tutte le precedenti procedure nella storia americana, per rimuovere un presidente sono state basate sulla supposta violazione di una precisa legge di carattere penale”. Il New York Times in un editoriale di uno dei suoi membri del comitato di direzione, Jesse Wegman, riporta così l’impostazione che una stella della cultura giuridica americana Alan Dershovitz ha dato alla sua difesa di Donald Trump. E questa impostazione spaventa non poco il quotidiano che più di ogni altro ha spinto per l’incriminazione del 45° presidente degli Stati Uniti.
Wegman per contestare Dershovitz riporta non solo una citazione di uno dei padri della Costituzione americana, Alexander Hamilton: “Per rimuovere un presidente era sufficiente una sua cattiva condotta come esponente dello Stati o in altre parole la violazione o l’abuso della fiducia pubblica”, ma, essendo cosciente che la cultura giuridica si è evoluta da un periodo dove non esisteva neanche un codice penale, cita anche lo stesso Dershovitz che nel 1998 ha detto “se qualcuno corrompe assolutamente l’incarico di presidente e abusa della fiducia pubblica e pone in grande pericolo la nostra libertà, per giudicarlo non serve un crimine tecnicamente definito”. Wegman probabilmente si rende conto che il confuso “affaire ucraino” non ha le caratteristiche del colpo di Stato descritto dall’avvocato liberal ora difensore del Potus (President of United States), ma la disperata voglia di rimuovere the Donald gli fa usare qualsiasi mezzo.
È interessante in questo senso ricordare la valutazione generale che Dershowitz fa dell’operazione democratica e dei media liberal: si è di fronte al tentativo di imporre regole di una democrazia parlamentare, il voto di sfiducia, a una democrazia presidenziale. In questo senso un acuto costituzionalista come Alessandro Mangia ha fatto notare, sul Sussidiario, come l’operazione “impeach Trump” corrisponda al disordine tra Politico e Giuridico che sta crescendo nel mondo occidentale. Il Politico che vuole cambiare le norme giuridiche (come la Costituzione) con manovre giuridiche invece che con riforme politiche, e il Giuridico che vuole condizionare il Politico con mezzi straordinari negli Stati Uniti usando l’impeachment a fini politici, e in Italia e nell’Unione europea in mille altri modi.